Ci siamo finalmente! La valanga si è staccata ed ha preso a rotolare. Giocando d’anticipo e in emergenza la borghesia attrezza il suo piano politico preparandosi alla slavina sociale in arrivo. La stretta politica perentoriamente impressa grazie all’iniziativa di un Renzi ovverosia dei centri di potere interni e d’oltreatlantico che gli stanno dietro, è infine arrivata. Segno che davvero il tempo stringe, proprio come titolato dai nostri poveri e monotoni scritti.
Stringe sia per quanto concerne la improrogabile e imprescindibile necessità per la borghesia italiana di darsi un comando politico autoritario per “gli affari interni” (le sardine e i sardinizzati stiano tranquilli: nell’assoluto rispetto dei principi di democrazia e, ci mancherebbe altro, dei valori costituzionali della Repubblica nata dalla Resistenza) cioè per assestare una serie di sventole al proletariato, sia per affrontare (e preparare) con una adeguata blindatura i compiti di guerra che l’imperialismo democratico deve svolgere fuori dai confini “del mondo libero” (ed abbiamo detto altresì e lo ripetiamo che tanto devastante sarà il colpo sferrato, tanto devastante sarà la risposta anti-imperialista delle masse delle periferie: occhio per occhio, dente per dente. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo testualmente: vedremo allora se a tremare debbano essere sempre, comunque e solo i popoli martirizzati delle periferie).
Dunque, la stretta borghese-Draghi, uno che non viene “per discutere” ma per dettare. Dio non voglia che la semi-Unione Sacra messa in campo dalla borghesia per affrontare l’emergenza (interna-esterna) sia silurata in partenza dalle resistenze dei cento-mille interessi particolari delle sue frazioni più stantie e conservatrici alla Mastella, alla Travaglio, una volta queste ripresesi dallo choc. Si andrebbe immediatamente, in questo caso sciagurato, ad uno scenario da 8 settembre nelle condizioni peggiori per il proletariato italiano. La stretta politica Renzi-Draghi ha magnificamente messo spalle al muro tutta la gamma dei servi politici della borghesia, costretti ad ingoiare i rospi della collaborazione con “gli opposti inconciliabili”.
Si dimostra ancora una volta, se possibile, come i centri decisionali del potere borghese risiedano in siti del tutto extra-parlamentari. In questo caso la borghesia attraverso una delle sue rappresentanze, insignificante dal punto di vista numerico-parlamentare come quella di Renzi, detta comunque i suoi ritmi, impone comunque le sue insindacabili (se non da una forza sociale opposta e realmente antagonista) istanze. Come sempre è avvenuto, che ci siano i voti-numeri nella casa-specchio per le allodole-Parlamento (meglio se ci sono ovviamente) oppure che non ci siano. Tanto per ricordare una quisquiglia: una guerra (una guerra, un massacro imperialista!) è “passata” in questo modo nel 1915 cioè con i “voti-numeri” contrari ad essa in Parlamento. Il popolo dei sardinizzati lo capirà mai? E capirà mai che ad essere decisivo non è il gioco dei voti-numeri parlamentari, ma è la Forza e l’azione di classe extra-parlamentare?
La sinistra borghese deve collaborare con la Lega dello spauracchio-babau Salvini e viceversa (il vecchio spauracchio-babau Berlusconi che tanto è stato utile per rincretinire e sardinizzare l’intero “popolo di sinistra” è ormai soltanto un nonnetto con il quale è persino ovvia l’intesa per… “contenere la destra”) , gli imbonitori grillini di “onestà-onestà” devono intendersi coi forzaitalioti campioni delle mani in pasta, e così via rospi ingoiando. E lasciamo perdere al loro destino gli insulsi e insignificanti personaggi alla LeU.
Questo ed altro nel quadro della manovra borghese ad ampio respiro volta a “salvare la Patria” cioè a mettere nel sacco, fottere e impalare il proletariato d’Italia il cui movimento (non più ulteriormente contenibile nonostante gli sforzi in questo senso da parte di tutti – ma proprio tutti, anche dei soggetti agenti fuori il quadro istituzionale – e i “sensori” della borghesia lo sanno benissimo) deve essere trattenuto e indirizzato entro il perimetro dell’ordine presente e democratico. Il senso politico profondo della manovra è di prevenire nella maniera più assoluta e stroncare sul nascere ogni espressione autonoma ed indipendente del proletariato che sfugga dal controllo politico borghese. Il potere di classe deve rimanere, dentro la bufera in cui ci inoltriamo, assolutamente fuori portata e inattaccabile. Nessuno deve e dovrà azzardarsi a metterlo in discussione. Come infatti la fotografia del momento ci attesta: praticamente nessuno, persino nel campo degli “antagonisti”, osa neppure porre (in prospettiva ovviamente dati i rapporti di forza o meglio… di debolezza/nullità) la rivendicazione politica centrale e dirimente per un movimento indipendente del proletariato: lo sbaraccamento del sistema di potere, la distruzione dello Stato (democratico) per l’instaurazione della Comune, del potere di classe proletario, vera ed unica alternativa sociale (ed umana) alla catastrofe capitalistica.
Si tratta invece, per un fronte proletario che voglia predisporre uno sbarramento di classe alla manovra borghese, di prima di tutto intenderne il senso politico generale. Una opposizione “economicista” al governo Draghi sarebbe totalmente spuntata. Sarebbe completamente “saltata” e spazzata via dall’intelligenza politica della borghesia e del suo governo il quale, per noi è assolutamente certo, si premurerà di spalmare strati abbondanti di vasellina al bastone.
Reddito di cittadinanza? State tranquilli, Draghi non si sognerà di toglierlo essendo misura funzionale al moderno capitalismo “inclusivo” come lo è il mantenimento di una certa quota di popolazione ridotta al ruolo di clientes sussidiati dallo Stato “sociale” (sussidi che si pescano comunque dal plusvalore estratto dalla classe operaia interna e, grazie all’imperialismo, al proletariato internazionale). Imposta patrimoniale per “far pagare anche ai ricchi” la crisi? State tranquilli, Draghi la varerà suscitando il vespaio fra il ceto medio e il vespaio… “a sinistra” dove un qualsiasi grillino (di quelli che prevedibilmente staranno fuori dal governo) avrà senza dubbio da eccepire e contestare che “non è una vera patrimoniale” o qualcosa di ciarlatanesco del genere. E tragicamente ancora più a sinistra si contesterà che nemmeno quella ipotetica dei ciarlatani grillini… è “veramente vera”. E via dicendo in fatto di carote e di vasel lina che non mancheranno dalla sporta borghese per sparigliare, dividere e dominare il campo della lotta sociale e politica.
Purtroppo per noi (ma non si può chiedere tutto e subito dalla vita…) una Unione Sacra generale, dalla destra di Fratelli d’Italia alla sinistra di LeU, non si darà. Non sarà varato un “governo di tutti”: troppo pericoloso per la borghesia compromettere direttamente ed esplicitamente tutti i suoi attuali servi politici (perlomeno quelli rappresentati in Parlamento, perché ce n’è una discreta gamma di riserva attualmente fuori da esso). Più opportuno per la borghesia è di lasciare fuori una ala destra e una ala sinistra, utili strumenti di contenimento di un malcontento e malessere sociale che non potrà più essere a lungo contenuto ed anestetizzato come magistralmente si è saputo fare sin’ora. La borghesia lo sa bene e appunto per questo si attrezza anche politicamente attraverso il governo blindato Draghi (lo Stato borghese italiano è già perfettamente attrezzato dal punto di vista poliziesco-militare contro le masse per ora chete ma in evidente e sotterranea ebollizione) a cui si tratta di dare una base di consenso sociale e non solo istituzionale-politica la più larga possibile.
Voi direte: ma come, Draghi viene per bastonare e deve bastonare e pretende addirittura di farlo “con il consenso sociale”? Sì, esattamente questo è il fine “supremo” della manovra. Si rifletta e si traggano le lezioni di classe da quanto inflittoci dalla intelligenza della borghesia nel passato: il senso politico di una tale manovra non l’abbiamo già forse visto sperimentato e attuato in altri delicatissimi frangenti, ad esempio nei fatti del 1943-1945-1948, in presenza allora di settori proletari in armi addirittura? Ne abbiamo parlato e lo abbiamo ricordato nel nostro “saluto” ai cento anni di Livorno ’21…
Dopodiché notiamo in generale (lo abbiamo detto per i fatti di America) che in questo momento storico le ciambelle non riescono affatto con il buco, secondo i desiderata della frazione borghese al momento vincente in tutto il “mondo libero” ossia il mondo dell’Inclusive Capitalism liberal, green, pink and rainbow che ha celebrato il suo trionfo blindato a Washington il 20 di gennaio festeggiato da una coorte variopinta di puttane e di puttani. Il mondo da cui la manovra-Draghi è stata concepita e generata e che gli copre le spalle.
Vero è che una sperimentazione di “governo di tutti” si è già anche formalmente data in occasione dell’ultimo voto per il rifinanziamento delle “missioni italiane all’estero” cioè, detto nella nostra lingua, per i crediti di guerra dell’imperialismo italiano (“straccione” fino a un certo punto!). E scusate se è poco. Nel silenzio generale, rotto solo dalla voce fioca di qualche sparuto scalzacane come il sottoscritto Nucleo, si è data l’unanimità borghese, l’Unione Sacra: 453 a 0 (zero!) come abbiamo scritto. Aggiungendo, da bordighisti 100% nell’anima quali siamo, che il manipolo dei contrari “buoni samaritani” a noi faceva ancora più schifo dell’unanimità borghese-responsabile, se possibile. (vedi QUI) Ma la manovra borghese Renzi-Draghi rappresenta senza dubbio un salto di qualità.
Un salto di qualità preventivo in vista dei salti “di quantità” e di qualità che maturano, ormai evidenti anche ad occhio nudo, nelle piazze di tutta Europa (per restare al quadro del “mondo libero”): dalla ribelle Francia dei nostri amatissimi gueux (abbiamo scorto di recente nelle loro fila un paio di cartelli che ci fanno sperare, più che sperare, tantissimo: sur le Champs! sur le Champs!... si tratta di un conto in sospeso, un sassolino dalla scarpa che i gueux di Francia, dal 21 settembre 2019, hanno da togliersi con Macron o chi per lui. E noi, noi gueux italiani con loro. Vedi QUI) alle piazze d’Olanda, fino a quelle della (ex) felix-Austria e persino quelle di Slovenia e altre ancora. Si tratta di un ribollire di piazza assolutamente eterogeneo e nella maggioranza dei casi diremmo di “impronta politica trumpista” (ma già in queste piazze è presente una fascia di proletari) che per noi comunque significa una positiva spinta irresistibile alla rottura dello status-quo sociale e politico che è positiva soprattutto in quanto essa chiama in causa ed in campo la classe operaia e le masse proletarie le quali debbono reagire, entrare in azione o perire anestetizzate, vaccinate e sardinizzate sotto i colpi di frusta dell’Inclusive Capitalism. Presto o tardi questo movimento sociale in atto a scala europea (attorno al quale non a caso è steso il black-out da parte dei media mainstream controllati da lor signori liberal-progressisti) deborderà anche in Italia, facendo sudare freddo quelli del governo. E, da quanto fiutiamo in giro, non solo loro.
La semi Unione Sacra patriottica di Draghi è messa in campo anche per fronteggiare l’onda che si sta alzando in Europa e preme ai confini di una Italia apparentemente del tutto sedata, spaurita e totalmente addomesticata. Alla Unione Sacra di Draghi, la Lega vi porta in dote il suo radicamento sociale ed il consenso che raccoglie fra la classe operaia del Nord (Salvini ha dovuto abbozzare pena la spaccatura del partito: bene così!); il PD vi porta il controllo sul “suo popolo” sardinizzato ed il suo blocco d’ordine piedistallo della più profonda conservazione borghese; i grillini che staranno al gioco (la grande maggioranza a quanto pare) le residue capacità di controllo sulle masse del Sud; l’apparato della CGIL e degli altri soci del sindacalismo di Stato conferisce al governo “di salvezza nazionale” le aperture di credito necessarie al suo varo cioè la garanzia che la inevitabile conflittualità sociale sarà “scientificamente” contenuta, frazionata e disinnescata di ogni spigolo “massimalista” e di “irresponsabilità” verso le sorti della nazione; l’influenza della Chiesa di Roma (e non solo nella sua “frazione Bergoglio” a quanto pare: benissimo così!) sarà messa altrettanto a disposizione del “radicamento sociale” indispensabile alla riuscita della manovra borghese, specie nella sua fase di avviamento. Il padronato italiano ovviamente farà la sua parte, non escluse “aperture sociali” mirate, buone a disinnescare il pericolo di generalizzazione del conflitto sociale.
Un blocco sociale e politico larghissimo, che si presenta apparentemente solido ed inattaccabile. Di sicuro almeno nella sua fase iniziale che prevedibilmente vedrà agitarsi di fronte al muso dei proletari più il profumo delle carote che l’odore acre dei lacrimogeni e i manganelli sulla schiena dei lavoratori. La manna che sembra piovere dal cielo, i miliardi creati dal nulla messi a disposizione “per il rilancio dell’economia”, nella nostra lingua: la massa di Denaro in attesa di valorizzazione grazie alla spremitura del lavoro salariato, è la tangibile dote a disposizione della manovra-Draghi di ampia portata politica.
Ciccia per i borghesi e per l’investimento produttivo (di profitti). Ossa di cavallo da gettare in pasto al proletariato d’Italia che la manovra borghese attraverso Draghi avrà cura di dividere con l’uso calibrato delle “concessioni” (e l’uso implacabile e finché possibile calibrato dei manganelli, sempre democratici sia ben chiaro!) con cui tentare di legare materialmente gli interessi perlomeno di un settore della classe lavoratrice alle sorti del sistema industriale nazionale. Curando sopra ogni cosa, attraverso il dosaggio concessioni-sacrifici necessari, il mantenimento della soggezione politica del proletariato, il suo annientamento politico.
In sostanza vedremo con i nostri occhi sperimentato in grande stile il tentativo perfettamente fascista di inquadrare e sottomettere la classe annegando le sue istanze dentro lo Stato “sociale”, in un quadro perfettamente democratico dal punto di vista formale/istituzionale.
L’opposizione proletaria a un tale disegno incarnato da Draghi, deve anch’essa fare un salto di qualità. Deve saper cogliere la portata politica complessiva della manovra borghese, non limitando il piano della lotta alla contestazione di questa o quella misura che sarà presa.
Diciamo: lotta PER IL PANE che non facciamo dipendere dai bilanci più o meno in rosso delle aziende e dello Stato, né dai programmi e dalle elargizioni “sociali” di questo come di nessun altro governo borghese; lotta PER IL POTERE DI CLASSE da instaurare sulle ceneri dello Stato borghese da sbaraccare e non da gestire “in maniera equa e veramente sociale” cosa che lasciamo dire ed agitare fra le masse dalla demagogia populista di destra e di sinistra. E da questa salda postazione politica, gettare a tutti gli strati non sfruttatori della società la propria chiara, esplicita alternativa rivoluzionaria di classe alla quale essi possano collegarsi per infrangere e battere realmente l’oppressione delle grandi concentrazioni di potere capitalistico.
Dovevamo forse metterlo in cima, altrimenti il filo del discorso rischia di girare a vuoto. Lo mettiamo alla coda, sperando di non parlare arabo: la manovra Renzi-Draghi ed il conseguente governo di comando autoritario che sta per essere varato, nasce in conseguenza e in forza della vittoria liberal-progressista nel paese guida del “mondo libero” ossia negli Stati Uniti d’America. Essa stessa, manovra Renzi-Draghi, è parte di una risposta complessiva, di una offensiva dell’imperialismo democratico occidentale. Non esiste quindi nessunissima “soluzione italiana” alla crisi sociale e politica. Ora, il governo forte Draghi dotato in partenza sulla carta di una amplissima base di appoggio politica e sociale è in realtà minato e destinato a saltare forse più che per contraddizioni interne, per una evidente (ai nostri occhi) falla e debolezza del capitalismo italiano rispetto al suo posizionamento nella politica internazionale. L’amministrazione “guida” americana punta dritto il bersaglio russo. Il “potere totalitario” russo, “il satrapo Putin” eccetera eccetera… insomma la potenza borghese russa nel mirino, da colpire e disgregare. Bene. Domanda: la borghesia italiana col suo governo forte Draghi è davvero pronta a seguire i truculenti e democratici propositi del suo potente protettore d’oltreoceano? Rispondetevi da soli.
Non appena il bove, più che l’orso, russo deciderà di alzare la sua coda solo anche per scacciare via dai suoi confini o da altri teatri dove le forze armate dei grandi Mostri statali e imperiali sono a confronto diretto, alcune fastidiose zanzare che gli ronzano intorno, cosa che noi ardentemente aspettiamo e auspichiamo, vedremo la borghesia italiana (e la società italiana) colta da un leggerissimo stato di panico, più che di dubbio. E vedremo allora come l’amplissima base su cui poggia il governo di “salvezza nazionale” apparentemente inattaccabile, poggi invece su sabbie mobili.
La via della riscossa proletaria in un paese e della
Rivoluzione di classe scaturisce e trova alimento dalla disfatta della
borghesia nazionale – Comune di Parigi docet –
nel quadro di una lotta internazionale. Dovessimo contare nella lotta
contro Draghi e la potenza borghese di cui egli è espressione
solo sulla forza del movimento di classe “in
Italia”, staremmo freschi. Invece alla scala vera su cui si
misurano le forze di classe e della Rivoluzione vedremo, signori
borghesi italiani che andate ad installare il vostro solidissimo e
amplissimo governo, se a ballare sul filo e a vedere i sorci verdi
debbano essere sempre, comunque e solo i proletari.
11 febbraio 2021