nucleo comunista internazionalista
note



“PUTIN CONTRO PUTIN” A CASAPOUND

(Contropiano, la “linea rossa” varcata da Giulietto Chiesa
e il 22 giugno 1941, “data fatale”)

I compagni di Contropiano/Rete dei comunisti trovano e denunciano che la partecipazione del buon Giulietto Chiesa all’evento organizzato da Casapound a Roma per il 22 di giugno (conferenza sul tema “Putin contro Putin”) con la presenza, fra gli altri, di uno dei massimi guru della corrente politica “di blocco eurasiatico” antiamericano, il russo Alexandr Dugin, sancisca la “svolta a destra” del noto giornalista e uomo politico. Con questa partecipazione, con questo avallo, Giulietto Chiesa, scrive Contropiano, “attraversa definitivamente una sorta di linea rossa”, contribuisce ulteriormente allo “sdoganamento dei fascisti”, con ciò “facendo un ulteriore danno a questo paese”. (dal sito Contropiano 8/6/18: “Svoltando a destra con la scusa di Putin. Giulietto Chiesa rompe gli in-Dugin”) Il “fattaccio” per giunta è programmato nella ricorrenza di una data “fatale” e terribile: il 22 di giugno 1941. “A noi italiani poco interessa il modo in cui Dugin potrà spiegare…”, “per noi italiani è molto più interessante notare …” scrive Contropiano: “noi italiani!”. Ed invece noi comunisti internazionalisti che siamo stati iscritti all’anagrafe dello Stato borghese italiano (e che, se è per questo, amiamo la lingua e i dialetti con cui ci esprimiamo, le terre in cui siamo nati e cresciuti, la varietà e il calore umano delle genti che le popolano ecc. ecc.) riteniamo questo evento, questo piccolo evento, una occasione estremamente densa di significati ed implicazioni che vanno oltre la valenza contingente dell’incontro del 22 di giugno.

Contropiano/Rete prende un grosso granchio. Una serie di granchi. E la sua denuncia, purtroppo, è spuntata. Totalmente spuntata poiché lanciata da basi e presupposti politici inconsistenti ed assolutamente inadeguati ad attaccare e disintegrare quella corrente politica – “eurosovranista”, “nazional-patriottica”, “antimperialista” (le virgolette: ossia antiamericana) – dentro il cui calderone possono ritrovarsi “a dibattere” – e del tutto coerentemente – personaggi e forze politiche borghesi le più variegate e provenienti da “storie politiche” (apparentemente) lontanissime se non opposte, come nel caso in questione dei neofascisti di Casapound e dell’“ex-comunista” Giulietto Chiesa. Dentro a quel calderone politico, le formazioni neofasciste non hanno bisogno di acquisire alcuna patente di legittimità, se non sul piano formale, essendo anzi le tematiche che in esso si agitano e si dibattono intorno alla Nazione, alla sua “liberazione dal vassallaggio”, ai blocchi ed alle alleanze fra Stati da perseguire contro le oligarchie del capitalismo mondiale ecc. ecc. il loro storico terreno di elezione.

Anche questo episodio di “convergenza” è un segnale di quanto realmente le braci oggettive della crisi e delle convulsioni capitalistiche comincino a bruciare sotto il culo. Di quanto sia urgente, per tutto lo spettro di forze politiche borghesi, sperimentare e trovare nuovi contenitori, nuovi posizionamenti politici in cui tenere ingabbiato il proletariato in vista delle battaglie che si approssimano a passi da gigante e che con la pelle, e sulla pelle del proletariato internazionale saranno combattute. Si sciolgono dunque come neve al sole quelli che, per forze da sempre extra ed antiproletarie, sono ed erano soltanto vuoti orpelli ideologici, e la “pregiudiziale antifascista” non vale un fico secco quando non ci si riferisce alla classe, al proletariato internazionale, ai suoi interessi e destini storici. Al di fuori di questo vincolo, sciolto questo vincolo di classe, destra-sinistra borghesi possono benissimo “dibattere” ed incrociarsi quando l’interesse del capitalismo lo richiede. Il campione nazional-comunista Palmiro Togliatti, quando fu necessario per “il bene della Patria”, arrivò persino al sostegno del Re e di Badoglio (Badoglio! Il fascista e criminale di guerra Badoglio!), vogliamo stupirci degli attuali dibattiti e incontri trasversali fra forze borghesi? Quali “linee rosse” scritte sulla sabbia (certamente col sangue versato dai proletari immobilizzati e piegati dalla politica partigiana di “liberazione nazionale” alle ragioni del capitalismo italiano) sul piano sostanziale politico sarebbero state varcate?

“Le prove e sperimentazioni di convergenza” di cui qui parliamo (che non si limitano affatto a questo caso, “eclatante” dato il nome del “transfuga”) non sono per niente un fenomeno inatteso e imprevedibile né, tantomeno, una novità sul piano storico, come i compagni della Rete sanno benissimo. Essi, molto giustamente, scrivono che il popolo italiano (“il popolo”-“il popolo” e ancora “il popolo”. Servire il popolo, Potere al popolo… e chi più “popolo” ha più ne metta. Mai, mai e poi mai: CLASSE, PROLETARIATO ITALIANO, PROLETARIATO TEDESCO, PROLETARIATO AMERICANO, RUSSO insomma CLASSE PROLETARIA INTERNAZIONALE. Domandiamo a Contropiano/Rete: è solo una questione di lessico, “per farsi capire più facilmente dalla gente”?) dovrebbe riappropriarsi del proprio passato, della sua storia. Noi diremmo piuttosto: il proletariato italiano dovrebbe riappropriarsi della sua storia, delle lezioni di classe che essa ci trasmette.

Dunque, l’episodio, gli episodi di “transumanza politica” non sono una novità: il socialista Benito Mussolini, che divenne il rinnegato-socialista Benito Mussolini, il socialista-nazionale Benito Mussolini insieme a un mucchio di altri “estremisti e ribelli sociali”, si ritrovò “a dibattere” e convergere coi nazionalisti borghesi più biechi che venivano da ben altre “storie politiche”, lontane e opposte. Per il futuro Duce l’unico “vero”, “concreto” socialismo possibile era quello su base nazionale: e quindi, Popolo, Nazione, Patria e non Classe. Non il miraggio di un internazionalismo proletario che non c’era (come “concretamente” egli constatava al 1914) né mai ci potrà essere. Dice niente per l’oggi e anche soprattutto “a sinistra” questo percorso tracciato dal campione del “patriottismo proletario” cioè dal rinnegato Mussolini? Fischiano forse le orecchie a qualcuno, più di qualcuno, anche “a sinistra” e ben al di là della sparuta pattuglia del Campo Antimperialista attuale battistrada e alfiere del “patriottismo proletario”?

Ma sarebbe bene ricordare anche transumanze e convergenze in senso contrario, fermo sempre restando il piano controrivoluzionario del passaggio destra-sinistra e viceversa e alla faccia della pregiudiziale che non vale un fico secco di cui sopra: ad esempio il passaggio nel secondo dopoguerra di un mucchio di “fascisti di sinistra” nella fila nazional-comuniste del PCI . Fu il fenomeno dei cosiddetti “fascisti rossi” sul quale lo stalinismo italiano ha cercato sempre di stendere un pudico velo. E te credo! (Si veda il nostro articolo “FASCISTI ROSSI” E “NAZIONAL-COMUNISTI”: PENOSO SMARRIRSI DEI CONFINI TRA COMUNISMO E IDEOLOGIA BORGHESE).

“Il popolo dovrebbe conoscere la storia”! scrive giustamente Contropiano: raccogliamo a modo nostro l’invito. Pubblichiamo qui una piccolissima “memoria visiva” – data 1936 – proprio intorno “alle prove di dialogo” destra-sinistra, fascisti-comunisti (nazional-comunisti). Si potrebbe intitolare così: “chi è il vero patriota?”, lo sono i fascisti o i nazional-comunisti?

Il prossimo 22 di giugno, Giulietto Chiesa presenzierà ad uno “squallido spettacolo”, dice Contropiano. Può anche essere. In ogni caso non “più squallido” di partecipazioni ad eventi e manifestazioni al fianco di forze politiche dalla “fedina antifascista” pulita ma con la coscienza e le mani sporche del sangue dei popoli di Jugoslavia, di Libia, di Siria e via dicendo di tutte le guerre e missioni imperialiste-democratiche a cui la sinistra e persino l’estrema sinistra hanno tenuto il sacco, avallato e coperto. Può anche essere che il “fattaccio” che verrà consumato il prossimo 22 rappresenti il “definitivo attraversamento di una sorta di linea rossa”. Ma questo, del tutto evidentemente, è vero solo dal punto di vista formale, essendo la materia politica “del dibattere” (per “dibattito” leggi: sperimentazione e posizionamento politico in vista degli urti colossali fra campi di forza capitalistici che si approssimano) largamente in comune fra “le parti” in questione che prima si ignoravano, fingevano di ignorarsi o solo si annusavano da lontano. Ché, di “destini del popolo italiano”, della sua lotta di “liberazione dallo straniero” (“il tedesco”, “l’americano” … si vedrà. Appunto “si dibatte”, si sperimenta) e delle alleanze (sempre “di popoli” cioè di Stati ben s’intende) atte alla bisogna nazionale, patriottica e, certamente, di critica “al capitalismo” (alla degenerazione finanziaria del capitalismo ben s’intende), di necessario intervento dello Stato (una vera “repubblica sociale”!) in favore “del popolo” ecc. ecc. Ché, di tutto questo, se ne può discutere soltanto “a sinistra” senza … “fare ulteriori danni a questo paese” come scrive Contropiano?

Non osiamo pensare che la Rete/Contropiano si abbassi a replicare invocando il rispetto delle leggi e delle Costituzioni dello Stato borghese italiano, ossia che è tollerabile “la discussione” ed il confronto politico, “senza fare danni ulteriori a questo paese”, solo con chi riconosce e si riconosce dentro il quadro della “Costituzione antifascista del ‘48”. Fra l’altro, ma è una notazione del tutto formale, i fascisti di Casapound riconoscono e si riconoscono in quella Costituzione “più bella del mondo”. Ne reclamano anzi l’applicazione di diversi punti “di interesse sociale” assolutamente disattesi. Da questo punto di vista – formale – i fascisti di Casapound sono in regola. Dovrebbero essere qualificati, più esattamente, come fascisti-democratici, e non è affatto un ossimoro! Non osiamo pensare dunque che questi compagni si abbassino al livello del cretinismo di chi invoca la messa fuorilegge dei fascisti. Cioè a dire che lo Stato borghese italiano “ci faccia il piacere” di toglierceli dai piedi.

La Rete/Contropiano potrà dire, e dice invece: “coi fascisti non si discute”, essi vanno combattuti e gli deve essere tolta ogni agibilità politica, punto e basta! Con le buone o con le cattive. Replica in apparenza molto radicale, inequivocabile, definitiva, ma che in realtà cela e maschera una profonda debolezza ed impotenza politica. Non si sradicano le basi delle formazioni neofasciste, non gli si toglie l’agibilità se un’organizzazione di classe, insieme all’azione militante, non sia in grado di smantellarne la piattaforma politica, di svelare il carattere anti-proletario del loro riformismo sociale e del loro “antimperialismo”.

Sarebbe molto istruttivo in questo senso (e atto di lotta politica concreta) provare a smantellare, dal punto di vista comunista, il programma politico di una Casapound (che nella galassia nera e “rossobruna” è forse la formazione più intelligente e dinamica, quindi più insidiosa. Certamente molto di più della, gretta e bigotta, Forza Nuova), che riprende a piene mani il programma politico – patriottico e “anticapitalista” – mussoliniano del 1919. Si sbaglia la Rete/Contropiano quando afferma che i “rossobruni” “sostengono cose grottesche” (domanda: quali? In che senso?). Essi sostengono cose anti-proletarie, cose contro-rivoluzionarie, essi sono portatori di una politica borghese di riformismo sociale e di social-imperialismo e ne fanno la base della penetrazione fra il popolo. Il che è diverso dal “sostenere cose grottesche”.

Per quanto ci concerne, noi stessi e correva l’anno 2000 o giù di lì, ricevemmo pubblicamente una proposta “di battaglia comune su alcune tematiche” da parte di una formazione, e non la più insignificante, “rosso-bruna”. Raccogliemmo la sfida in cui ci si voleva trarre a cimento rispondendo dalle colonne del nostro giornale “Che Fare”, ovviamente respingendo al mittente le avances e ben motivando politicamente la nostra salda posizione di classe. (Qui riproponiamo quella nostra “risposta a Rinascita)

E veniamo alla data “scandalosa” del 22 di giugno. Come può “un italiano” dibattere impunemente senza vergogna con dei fascisti matricolati proprio nel giorno di quella ricorrenza “sacra per il popolo sovietico” si indigna e si domanda Contropiano. Abbiate pazienza compagni, ma se il “rossobruno” russo Dugin non ha – ovviamente diciamo noi – alcun imbarazzo “a discutere” coi suoi omologhi italiani perché ne dovrebbe avere il buon Giulietto? Tanto più che sia il russo che Giulietto Chiesa celebrano e festeggiano in pompa magna il 9 maggio di ogni anno, altra ricorrenza “sacra” di cui diremo e non sappiamo a questo punto se pure quelli di Casapaund anch’essi la celebrino. Ma lasciamo stare queste cose e polemiche spicciole.

Il 22 giugno del 1941, come ben si saprà, è la data in cui l’esercito hitleriano attaccò l’Urss. E’ una delle date tragiche della 2^ guerra mondiale, imperialista da tutti i lati dei belligeranti quanto lo fu la 1^. Popoli e proletari mandati al macello per la salvezza del capitalismo mondiale, sotto la falsa e criminale rappresentazione di una lotta mortale fra il campo della democrazia opposto all’asse della barbarie nazi-fascista. Lo Stato “sovietico” dal 1° di settembre 1939 al 21 giugno del 1941 stette in intesa e collaborazione con il fronte hitleriano. In questo periodo, per la propaganda moscovita i “veri e principali guerrafondai” dovevano essere considerati i capitalisti francesi e inglesi e ovviamente a nessun Togliatti poteva venire in mente di passare a nessunissima resistenza. L’Humanité, il giornale dei nazional-comunisti francesi, poteva essere tranquillamente venduta nella Parigi sotto occupazione. L’attacco hitleriano del 22 giugno del 1941 rovescia le carte. Il fronte nazifascista ridiventa quello dei guerrafondai e degli aggressori, mentre gli imperialisti democratici diventano alleati. Sopra di tutti, alleato diventa l’imperialismo di Wall Street e del dollaro, per il quale in effetti i popoli sovietici sono stati condotti ad immolarsi a decine di milioni. Lo stalinismo ora poteva chiamare alla resistenza, patriottica e di “liberazione nazionale”. In francese si traduce con “à chacun son boche”, a ciascuno il suo crucco. Insomma, niente proletari in divisa ingannati ed intruppati nell’esercito germanico (allo stesso modo dei proletari intruppati in divise di altro colore) ma è la caccia al tedesco, in Francia come in Italia.

Lo stalinismo e gli stalinisti non hanno mai avuto nessunissimo imbarazzo a spiegare e giustificare, con gli argomenti pesanti della ragion di Stato, ossia con gli interessi della pretesa “Patria del socialismo” di Mosca questi ribaltamenti di fronte, attuati sulla pelle e col sangue del proletariato internazionale e nello stravolgimento e pervertimento di ogni principio della dottrina di Marx e di Lenin. Ne dovrebbero forse avere, di imbarazzi di sorta, il russo-aggredito Dugin e l’italiano-aggressore Chiesa che non hanno mai avuto a che fare con alcun vincolo e scrupolo di classe?

Altro dettaglio a beneficio di Contropiano: dovreste sapere che quella data, il 22 giugno 1941, è considerata infausta da alcuni anche dentro l’area dei gruppi della galassia nera-rossobruna. Questo tipo di fascisti infatti maledice “l’errore di Hitler” che avrebbe dovuto invece perseverare nell’alleanza “rivoluzionaria” con Mosca, in un fronte armato di “paesi proletari” da lanciare contro i centri della plutocrazia angloamericana satolli di oro e di domini coloniali. Francamente non sappiamo se anche per Casapound la data del 22 giugno sia infausta o meno, di sicuro la prospettiva politica di cui Dugin è voce autorevole e illustre si posiziona su questa linea di fondo: intesa fra i popoli dell’“eurasia”, contrasto e attacco all’impero del dollaro fomentatore del caos e guerrafondaio, per una nuova e “più equa” spartizione del mondo. Con la potenza di Santa Madre Russia al centro di questa linea strategica. Intorno a questa materia, di schieramenti di campi di forza borghesi e capitalistici, “si dibatterà” sotto le insegne di Casapound.

Come lo stalinismo e gli stalinisti non hanno avuto mai imbarazzi di sorta a spiegare e giustificare il patto Hitler/Stalin del 1939, tanto di meno ne avranno Dugin e Giulietto Chiesa nello spiegare il corso di esasperata realpolitik tracciato da Putin per la politica dello Stato russo. Nello spiegare il recente e chiaro messaggio politico inviato da Putin, per conto della borghesia russa, durante la parata militare sulla Piazza Rossa del 9 maggio 2018, cioè la data e ricorrenza effettivamente più sacra per il popolo russo, dove si ricorda e celebra il giorno della vittoria nella “guerra patriottica”: 9 maggio 1945. Al fianco del presidente russo, sul palco d’onore stava l’invitato speciale Netanyahu, con tanto di nastrino di San Giorgio appuntato sul bavero. Quello stesso Netanyahu fresco dei massacri di palestinesi a Gaza e dei bombardamenti contro la Siria e le postazioni degli iraniani in quel paese … alleati di Mosca.

Il Presidente, in nome della borghesia russa, ha parlato chiaro dal palco il 9 maggio 2018 con al suo fianco il presidente dello Stato di Israele: “La Russia è aperta a tutte le vie per garantire la sicurezza globale, è pronta per una costruttiva e ‘egual partnership’ in nome dell’armonia, della pace e del progresso del pianeta”. Traduzione: la borghesia russa è conscia delle enormi contraddizioni del capitalismo mondiale e dei rischi di catastrofe che incombono. Essa si propone perciò come potenza e forza d’ordine, di fare fino in fondo la sua parte per “l’armonia, la pace e il progresso del pianeta” ossia per la salvezza del capitalismo mondiale stesso. E’ stato un messaggio esplicito di apertura rivolto a quella frazione dell’imperialismo statunitense che attraverso la figura Trump è fermamente contraria al precipitare nel conflitto diretto con Mosca, chiede tempo, si dimostra anzi disponibile alla trattativa e all’intesa per una nuova spartizione del mondo fra superpotenze in una sorta di nuova Yalta.

Sarebbe certamente interessante sentire dalla viva voce di un Dugin spiegati i motivi di fondo della serrata lotta politica in corso in Russia (speculare in qualche modo a quella durissima in atto negli Usa), e i motivi che hanno segnato l’attuale sconfitta della frazione borghese di cui egli è uno dei portaparola. Una frazione, quella di un Dugin, che mentre denuncia le correnti più aperturiste verso l’Occidente annidate e riconfermate ai loro posti governativi (un nome per tutti, Medvevev) come quinte colonne interne al potere, critica la stessa frazione “centrista” di Putin oggi saldamente al comando paventando che la sua esasperata realpolitik e la continua e imperterrita ricerca di dialogo e intesa con l’Occidente in realtà porti a sguarnire pericolosamente le difese di Santa Madre Russia.

Sappiamo però con certezza quello che Dugin, Giulietto Chiesa e gli altri compari e camerati non diranno, perché non lo possono dire. Se è vero che la borghesia russa non può accettare e non accetterà la pura e semplice sottomissione all’impero di Wall Street e del Pentagono, lo è altrettanto che essa è parte integrante del capitalismo mondiale. Essa è, come la gigantesca macchina produttiva cinese, in osmosi coi circuiti interconnessi dell’industria e della finanza del Capitale. Se essa, nonostante le continue provocazioni che deve incassare è bene attenta a limitare le sue risposte all’Occidente, abbaia e non morde su tutta la linea come sarebbe in suo potere fare è perché essa stessa, borghesia russa, avverte con sacro terrore le conseguenze di un duro colpo e di una sconfitta inflitti al fortilizio americano del capitalismo mondiale. Essa avverte che la caduta del “nemico americano” non segnerebbe la vittoria dello Stato russo, bensì la rotta di una diga da cui potranno alzarsi le onde della lotta di classe e della rivoluzione proletaria internazionale. L’esatto contrario “dell’armonia, della pace e del progresso per l’intero pianeta”auspicati da tutti i borghesi, dal Presidente Putin in giù fino ai Dugin, ai Giulietto Chiesa e agli altri compari e camerati.

13 giugno 2018




LA NOSTRA MEMORIA: ANNI 1936-8,
BREVE RASSEGNA DELLE “PROVE DI DIALOGO” DESTRA-SINISTRA