Riceviamo e pubblichiamo a titolo di documentazione una nota della frazione Etincelle di Lutte Ouvrière su recenti aspetti della lotta di classe in Francia per quanto a noi paia di stampo un po’ tanto economicista.
Il punto di partenza è dato dalla sensibilizzazione creatasi attorno ad un fatto estremamente doloroso ed emblematico della situazione: il suicidio, nell’arco di un anno e mezzo,di ben 23 lavoratori della Telecom francese in seguito allo stress conseguente all’organizzazione del lavoro ed alla serie continua di ristrutturazioni, più o meno schiavistiche in atto ed alla perdita o minacciata perdita del posto di lavoro stesso. Le lotte in corso hanno costretto lo stesso governo ad “interessarsene” ed è già qualcosa. Ma il problema va ben al di là delle lacrime (giustamente) spese per le “vittime” e la prospettiva di un loro risarcimento in termini di “moderazione” padronale.
Ci è capitato di leggere in proposito l’intervento di uno psicanalista (non spaventatevi!). Costui ha detto delle cose sacrosante, più marxiste che freudiane. Da dove nasce la pulsione al suicidio? Da un’organizzazione del lavoro che mette i dipendenti in concorrenza reciproca, gli uni contro gli altri e dalla conseguente mancanza di un “sentimento di solidarietà sociale”, noi diremmo di classe; elemento–base trascurato dalle stesse rappresentanze sindacali (e politiche). Proprio qui sta il punto: gli sfruttati, anche ipersfruttati, non sono votati di per sé al suicidio (su cui piangere calde ed inutili lacrime), ma hanno dalla loro l’arma dell’organizzazione di classe che possono/devono darsi in radicale antagonismo contro l’attuale sistema. Se questa viene a mancare, anche senza morti suicidi, è la classe che si suicida da sé. E perché allo stato attuale essa manca? Qui sta il problema, datato da lontano. Ed è esso che va radicalmente reimpostato e risolto attraverso le lotte, che in Francia sono tutt’altro che assenti, ma pagano lo scotto di un deficit politico di direzione di partito.
(Siamo in debito coi nostri lettori di una più attenta ricognizione su quanto si è prepotentemente mosso in questi mesi sul nostro fronte con lotte anche durissime, a cominciare da quelle esemplari nelle Antille. Possiamo solo anticipare qualcosa sui limiti intrinseci ad esse: la chiusura nel proprio recinto locale e/o aziendale, talché, ad esempio, la scossa d’oltremare non ha provocato alcuno tsunami di rimando –come certi sinistri (giustamente) si auguravano– al centro del sistema. Ciò anche grazie ad un’attitudine del governo di destra molto attento a come ben esorcizzare l’esondazione della protesta sociale attraverso misure di welfare corporativista ed, all’occorrenza, nazional–protezionistico. Non sarebbe male tenerne conto anche rispetto all’attitudine qui del governo Berlusconi, che sarebbe stupido e suicida ridurre ad una pura e semplice operazione di “schiacciamento indiscriminato” dei cosiddetti deboli)
Leggendo le cose in questa chiave può essere utile anche la nota dell’Etincelle
che qui riportiamo di seguito.
26 settembre 2009
14 settembre 2009
Il suicidio di una giovane salariata di France Télécom sul posto di lavoro,
venerdì scorso, non era un caso isolato. Da mesi, i sindacati dell’impresa
puntavano il dito su una inquietante serie di suicidi ... e la direzione faceva
orecchi da mercante. Oggi, attraverso le testimonianze di salariati di France
Télécom, si svela una situazione fatta di pressioni accresciute sui salariati,
di una mobilità imposta, di massicce ristrutturazioni.
Di fronte all’emozione, il governo concede buone parole e incontra la
direzione dell’impresa, ... che ha subito escluso di rivedere i suoi progetti di
riorganizzazione e di chiusura di sedi. Il fatto è che France Telecom, come
molte altre imprese, vuol continuare ad accrescere lo sfruttamento per
preservare o aumentare i suoi profitti.
Ma, in questa multinazionale assai lucrosa, i miliardi di profitti si fanno
sulla pelle dei salariati !
In tutte le imprese, con questa crisi, gli attacchi padronali si sono
raddoppiati. Non si contano più i piani di licenziamenti. I salari si riducono
costantemente, le condizioni di lavoro sono dovunque aggravate. Senza contare
l’offensiva del governo: dopo il lavoro di domenica, se la prende con la
previdenza sociale mediante l’aumento del prezzo globale ospedaliero, e annuncia
per il 2010 una riforma delle pensioni...
Anche Sarkozy fa discorsi sull’occupazione e lo sviluppo industriale... il che
si presenta soprattutto come un modo per far passare nuovi miliardi in dono alle
grandi imprese industriali, dopo avere massicciamente sovvenzionato le banche! E
come per le banche, questi regali si annunciano senza contropartite.
Perché le sanzioni sono riservate a lavoratori, come i sei della Continental,
condannati a molti mesi di prigione con la condizionale ! Mentre gli azionisti e
i padroni della Continental, responsabili dei licenziamenti, non saranno
disturbati.
In realtà, l’unica cosa che potrebbe modificare il clima sociale, e dare
realmente un colpo di freno ai licenziamenti e a tutti gli attacchi padronali,
sarebbe una risposta collettiva del mondo del lavoro. Una risposta di vasta
portata.
Si attende invano, dalle direzioni delle confederazioni sindacali, un piano
di risposta per i lavoratori. Le misure da loro annunciate, sul “futuro
dell’occupazione e dell’industria” o sul “lavoro decente” sono particolarmente
evanescenti. Perché i dirigenti sindacali sembrano avere ben più fretta di
accorrere ai negoziati col governo. Anche su soggetti così inconsistenti come la
futura preparazione del G20 con Sarkozy!
Tuttavia, si sono fatti alcuni passi nel senso di un coordinamento delle
imprese in lotta.
Lavoratori della Continental, della NewFabris, della Ford a Bordeaux, della
Freescale a Tolosa, e squadre militanti di diverse regioni hanno accompagnato le
lotte con sforzi di collegamento e di raggruppamento in un collettivo “contro i
padroni farabutti e licenziatori”. In questa direzione bisogna proseguire.
Dopo questi primi passi, bisogna andare avanti, perché, se i salariati si
accordano da una zona all’altra, da un settore all’altro, da una regione
all’altra, possono costituire una vera forza contro il governo e i padroni.
E’ convocata dai salariati della Continental, dalla CGT della Goodyear, dove un piano di licenziamenti minaccia 817 salariati, oltre che dalle federazioni CGT della metallurgia e della chimica. Questa manifestazione può essere il modo di dimostrare la determinazione dei lavoratori contro i licenziamenti e gli attacchi padronali. E anche un’occasione per avanzare sulla via dell’indispensabile coordinamento delle lotte.