nucleo comunista internazionalista
riceviamo e pubblichiamo/segnalazioni




SEGNALAZIONI

Certi di non essere l’alfa e l’omega del movimento comunista rivoluzionario ci apprestiamo quotidianamente ad imparare da apporti altrui coi quali possiamo anche trovarci in disaccordo su più punti, e persino centrali, ma dai quali, per l’appunto, traiamo utile materiale per noi inedito (da noi non editato!) di lavoro.

Qui di seguito vogliamo segnalare due documenti di rilievo che giudichiamo imprescindibili, allo stato attuale della pubblicistica corrente, per capire qualcosa in più di alcuni nodi essenziali dell’attuale scontro di classe internazionale.

Il primo s’intitola “Siria – Formazioni e schieramenti in campo” (http://kanafani.it/?p=1149) ed esce come primo quaderno (novembre 2015) del “Comitato del martire Ghassan Kanafani” (vergogna nostra non sappiamo precisamente di che si tratta). Questo quaderno traccia un quadro completo e largamente indubitabile delle forze che si fronteggiano in Siria e, nel suo svolgimento, fa strame definitivo di tutte le scempiaggini di cui si sono riempiti e magari continuano a riempirsi i sostenitori italioti di una presunta “primavera araba”, atto primo secondo e final-catastrofico, anti-Assad cui dovremmo apportare il nostro sostegno per non cadere nel “campismo” (idem per il caso libico, con tanto di nostri anche ex-compagni scopertisi anti-dittatura-Gheddafi a fianco di... eh sì, di chi?). Non è il caso di riassumere il contenuto del quaderno cui ci limitiamo a rimandare, ma dobbiamo riportare di netto una parte della conclusione che direttamente ci tocca e che integralmente sottoscriviamo, indipendentemente dal fatto che possiamo anche divergere su vari punti del quaderno stesso: «Siamo al cospetto di una malattia in uno stadio più avanzato, una sorta di “campismo rovesciato”: se l’alleanza tra forze patriottiche, marxiste, nazionaliste e religiose (e qui ci sarebbe qualcosa da dire in prospettiva, senza voler negare il punto di partenza, che quello è, n.n.) per la difesa della Repubblica Araba Siriana viene condannata senza appello come un crimine (una “contaminazione da contatto con elementi reazionari”), l’alleanza tra la realtà “eletta” a rappresentare i nostri comuni valori occidentali di sinistra e l’imperialismo USA è giudicata (orribile dictu) con leggerezza, quando non orgogliosamente rivendicata (magari in nome di una realpolitik che però non si è capito bene in quali occasioni sia lecito invocare)». Proprio così, ad onta e vergogna di “compagni” primaverili oggettivamente al seguito dell’imperialismo, dichiarazioni d’intenti a parte.



Il secondo documento, firmato da un per noi (al solito) sconosciuto Tristan Leoni (http://illatocattivo.blogspot.it/) s’intitola “Califfato e barbarie” ed ha il merito di analizzare a fondo e bene i motivi dell’esplosione (a termine) dell’ISIS come concreta e non banale risposta all’opera di colonizzazione, schiavizzazione e massacri da parte dell’imperialismo occidentale. Sì, su più di un punto avremmo qualcosa da dire, ma quel che conta qui è la demitizzazione di un cosiddetto “fenomeno terrorista” che non si sa bene da dove e perché nasca e prosperi e rispetto al quale (siamo alle solite!) occorrerebbe far blocco con le forze delegate a combatterlo (indovinate un po’: il solito imperialismo occidentale!). Il testo è tutt’altro che un’apologia dell’ISIS al tempo stesso in cui, doverosamente, è una filippica sanguigna contro le attuali forze anti-ISIS e lo riassume bene la conclusione del documento: “Sarebbe disdicevole e anche dannoso se un domani la contestazione sociale (perché di questo si tratta, n.n.) sposasse le forme abbozzate oggi dall’ISIS. Speriamo che si tratti di una bozza malriuscita e che finisca presto nel cestino della carta straccia”, ma, in ogni caso, «il crollo del Califfato non eliminerà alcuna delle cause che hanno favorito la sua apparizione e il suo successo. La soluzione non si delineerà nel solo Medio Oriente. Una guerra è sempre abominevole, tanto più se si tratta di guerra civile e confessionale, ed è generalmente poco favorevole al proletariato, ma essa rappresenta anche un periodo di grande incertezza, che talvolta fa intravedere i rapporti profondi che strutturano la società.» Solo a partire dalla constatazione che ci troviamo di fronte ad un’effettiva contestazione sociale in risposta all’“ordine”imposto dall’imperialismo occidentale si può avviare un recupero di essa contro l’ISIS nella prospettiva rivoluzionaria secondo la linea tracciata dalla Terza Internazionale e in particolare da Baku

18 marzo 2016