Ci viene trasmessa da un compagno vicino alla Rete dei Comunisti la nota che qui sotto ben volentieri riportiamo relativa ad una manifestazione pro–Gaza a Bologna. Per più motivi essa merita attenzione: per il dato informativo su un fatto di cronaca da non passare sotto silenzio, in prima istanza; per il buono spirito di solidale compartecipazione alla manifestazione da parte dei compagni della Rete; per la lettura materialista del significato politico–sociale sottostante alla forma religiosa della preghiera collettiva (... di vendetta, supponiamo) ad Allah coram populo (un semplice abc, e neppure necessariamente del “solo” marxismo, ma troppo di sovente ignorato da taluni pulpiti “laici” che, disgraziatamente, allignano anche tra certi “compagni”); per l’interessantissima notazione sul “conseguente sconcerto” dei taluni succitati (disposti magari ad una caritatevole ed innocua solidarietà verso l’elemento arabo purché senza voce o con una voce all’unisono con la “nostra”, dove nostra sta per “voce del padrone”).
Ciò non significa, poi, che sottoscriviamo in tutto e per tutto le parole ed il senso della nota. A noi sembra che la pur doverosa ed apprezzabile solidarietà con questo episodio di protagonismo arabo–islamico stia alquanto al di qua di una coerente posizione comunista internazionalista sino in fondo e rischi di appiattirsi, sotto vari aspetti, su una presa d’atto di autonomie di movimenti “ciascuno per proprio conto” di cui non si riesce a vedere l’orizzonte della fusione nella nostra prospettiva comunista internazionalista (torniamo a ripeterci). Un sintomo di ciò sta già nel richiamo critico al cosiddetto “eurocentrismo”, inteso come deviazione (culturale?) rispetto all’altrettanto cosiddetto “multiculturalismo pluralista” (tipo: a ciascuno il suo “movimento di liberazione”). Rimarchiamo come la bubbola dell’”eurocentrismo” viene vergognosamente invocata da certi collitorti in funzione di rimessa in causa del marxismo stesso e dello stesso Marx, all’occorrenza per riproporre versioni aggiornate “socialiste nazionali”. In realtà, o si sta sul terreno del marxismo e della sua visione globale, unitaria dei processi mondiali (“capitalistico–centrici”) – che, in tutti i sensi, comprende ed unifica le varie (e giammai “indipendenti”) realtà spaiate (“i pulcini di una stessa chioccia”) dell’antagonismo mondiale di classe – o si cade nel baratro (tutt’altro che culturale!) dell’eurosciovinismo pro–imperialista. La questione vera sta tutta qui, e le “eurofesserie” ne sono solo la manifestazione. Solleviamo questo tema essenziale ben al di là della presente nota e delle specifiche posizioni della Rete, sulle quali (e con la quale) intendiamo discutere in seguito.
La socializzazione tra i compagni delle esperienze di lotta in atto e delle
riflessioni che ne derivano a scala soggettiva rappresenta per noi una base
utile ed essenziale in vista della chiarificazione teorico–programmatica e
politica e della concrezione di un autentico soggetto comunista. Ben vengano e
ben circolino pertanto, il più largamente possibile, note come questa che
riportiamo.
14 gennaio 2009
Bologna 5–1–2009
Lo schiaffo del 3 gennaio
considerazioni sulla manifestazione a Bologna in solidarietà con la Palestina
Le manifestazioni che hanno attraversato l’Europa in questi giorni in solidarietà con la lotta del popolo palestinese, hanno due importanti elementi comuni di novità. Da una parte c’è stata una massiccia partecipazione delle comunità arabe e dall’altra la difesa senza se e senza ma della resistenza palestinese.
Anche a Bologna c’è stato un grosso corteo che ha visto la massiccia partecipazione della comunità araba locale, scesa in piazza assumendo parole d’ordine molto più avanzate della stessa sinistra italiana. La comunità araba ha dato una dimostrazione di forza e compattezza notevoli, ed è miope valutare le forme e le espressioni che si sono viste dentro la manifestazione (slogan e preghiera collettiva in piazza, davanti a San Petronio, chiesa transennata da diversi anni per proteggerla da presunti attentati islamici) unicamente sotto il profilo religioso. Bisogna considerare cosa rappresenta l’aspetto religioso per la stragrande maggioranza della comunità araba: un elemento di identità e di collettività. Manifestare in piazza la preghiera collettiva è stato affermare la dignità della comunità arabo–mussulmana, cosi spesso calpestata dall’arroganza occidentale. Arroganza che si manifesta non solo sul livello culturale, la presunta superiorità dei valori occidentali, ma in una vera e propria divisione di classe. La maggior parte di quelle stesse persone che hanno partecipato al corteo e alla preghiera collettiva in piazza, sono gli operai che puliscono le strade e costruiscono le case a Bologna, cosi come sono facchini, metalmeccanici, badanti, addetti delle pulizie di uffici... Sono una delle porzioni sociali che maggiormente subiscono l’arroganza padronale e istituzionale. Si è svelato in quella preghiera di massa in piazza, alla città di Bologna che esiste un'altra città. Chi ha partecipato alla manifestazione non gli è sfuggito, lo stordimento nei visi, della sinistra cittadina, quasi intimoriti dalla forza che emanava un simile corteo e una simile rappresentazione in piazza. Non servivano impianti ne fischietti, il corteo era un susseguirsi di slogan e canti, vi era una gara a chi reggeva striscioni e bandiere. Per troppo tempo cullati dentro un esasperato occidentalismo e in un antirazzismo “peloso” non si è osservato come la società si trasformava. All’interno del corteo, vi erano moltissimi giovani e giovanissimi arabi e arabe, che parlavano di Palestina per parlare della loro condizione, del loro disagio.
Un secondo elemento importante è stata la qualità delle parole d’ordine, che riaffermavano in modo deciso una solidarietà diretta con il popolo e la resistenza palestinese, rifiutando una perversa equiparazione tra invasori (Israele) e invasi (Palestina). Uno degli slogan più sentiti è stato quello che parlava di Palestina come stato unico. La Palestina è un'unica terra, dove hanno convissuto per centinaia di anni diverse religioni e culture, il sionismo (vera e propria ideologia di superiorità razziale) ha distrutto tutto ciò. L’unica vera soluzione di pace per i popoli che vivono in Palestina è mettere al centro la costruzione di uno stato unico. Come comunisti sosteniamo la sinistra palestinese e i movimenti progressisti, ma consideriamo anche le altre forze che oggi combattono il sionismo come organizzazioni antimperialiste. Quelle stesse forze che a Gaza in modo democratico hanno vinto le elezioni. E’ singolare osservare come le forze occidentali utilizzino in modo alquanto variabile la presunta “democrazia elettorale”, in alcuni casi bombardano perché ciò non avviene, in altri perché avviene...
I comunisti e i movimenti popolari e sociali devono capire cosa sta accadendo, e intervenire per dare voce e forza a queste porzioni sociali. Questo non con il solito – eurocentrismo– ma capendo l’essenza di classe di queste manifestazioni politiche della comunità araba. Per fare ciò da un parte occorre promuovere la difesa intransigente degli interessi di classe di queste porzioni sociali, dall’altra infittire la reciproca conoscenza e crescita tra le sinistre e i comunisti delle due sponde del mediterraneo.
I compagni e compagne della Rete dei Comunisti parteciperanno in modo attivo a tutte le manifestazioni in solidarietà con la lotta del popolo palestinese, dalla promozione di una manifestazione nazionale per la Palestina, a iniziative di protesta contro i trattati commerciali tra la Regione Emilia Romagna e Università con Israele e contro la disinformazione dei media sul massacro a Gaza.
Rete dei Comunisti–Bologna