nucleo comunista internazionalista
riceviamo e pubblichiamo/segnalazioni







MELFI: pressioni intimidatorie

Un compagno della Cub/Rdb ci invia un documento di denuncia della pressione intimidatoria messa in atto dalla Fiat per tenere alla frusta i lavoratori, individuando e colpendo innanzitutto quegli operai d’avanguardia che non si sottomettono, resistono e lottano fuori dalle logiche “compartecipative”. Dal sito “il Pane e le Rose” riprendiamo inoltre due documenti di Donato Auria, uno dei compagni operai licenziati a Melfi, che ci dicono quale sia il clima che si vuol imporre dentro gli stabilimenti.

Il padrone usa il bastone non rinunciando però alla carota. La carota dei 30 euro elargiti unilateralmente dalla Fiat, quella del “nuovo corso” del manager “illuminato” alla Marchionne aperto alla concertazione coi sindacati che sta mietendo riconoscimenti e le lodi sperticate tanto dei bonzi sindacali quanto dei bonzi politici “di sinistra”.

Intanto che nelle fabbriche tira questa aria, un organo dello Stato, esattamente un trombone, Bonanni segretario della Cisl emette queste note: “Nel passaggio a un modello di relazioni industriali partecipativo, dove il lavoratore non si sente più un numero, non è più alienato e quindi propenso alla lotta contro il padrone. Nel modello partecipativo il lavoratore è interessato al benessere dell’azienda, esce dalla logica del conflitto, degli scioperi, dell’assenteismo di cui tanto si lamentano le aziende e lavora meglio, produce di più e ne raccoglie i frutti nella contrattazione decentrata. (...) Questo è un sistema avanzato che va incontro alle esigenze dell’imprenditoria illuminata”. (CdS 17/11) Quali dolci e armoniose note possono uscire anche da un trombone! (Ma è Benito, i tromboni democratici nemmeno se ne avvedono, il più alto interprete dello spartito dell’armonia e della pace sociale dentro la nazione).

Al cospetto dei “manager illuminati” si suona la viola (Fassino & C.) e poi ci sono i pifferai come il segretario di Rifondazione (“sia fatta piena luce sul G8 di Genova!” ha ruggito l’altro ieri) per i quali “la strada è quella di Marchionne” riuscendo a mandare in brodo di giuggiole perfino gli aridi cuori di quelli del giornale della Confindustria (vedi Il Sole 24 ore, 26/09)...

La classe operaia, da Melfi a Mirafiori, muovendosi da sé e per sé ha tutta la possibilità (e la necessità ed il dovere) di disperdere questa balorda e intollerabile filarmonica di Stato.

19 novembre 2007




A MELFI piovono pietre!

La Sata-Fiat, con buona pace del “democratico” Marchionne, licenzia il delegato Rsu Flmuniti-Cub Ferrentino Francesco, l’operaio Donato Auria iscritto alla Flmuniti-Cub e l’operaio Passanante Michele iscritto alla Fiom-Cgil.

Licenziamenti giustificati solo dalla volontà di impedire l’ azione del sindacato di base contro il continuo aumento dei ritmi e dei carichi di lavoro e di intimidire tutti i lavoratori.

I fatti:

In seguito a un decreto di perquisizione emesso dalla Procura della Repubblica di Potenza Sata-Fiat, quando la notizia era nota solo agli indagati, ha immediatamente sospeso dal lavoro e poi licenziato l’ operaio Donato Auria l’iscritto alla Flmuniti-Cub e l’operaio Passanante Michele iscritto alla Fiom-Cgil.

L’iniziativa della Procura della Repubblica di Potenza solleva pesanti interrogativi sugli effettivi obiettivi. Sembra di capire che si punti a indagare sul materiale sindacale prodotto a sostegno della lotta dei 21 giorni; se fosse cosi, attaccando la libertà di espressione, si rischierebbe di far fare ai diritti dei lavoratori un salto indietro di parecchi decenni.  contemporaneamente Fiat Sata  ha sospeso e poi licenziato il delegato Rsu Flmuniti-Cub Ferrentino Francesco.

Ferrentino è stato licenziato per avere distribuito un volantino a firma Flmuniti-Cub nel quale è stato  contestato al responsabile del Montaggio tale Marchetta di essere “arrivato quasi allo scontro fisico con chi rappresenta i lavoratori. Non è la prima volta”. L’azione del Marchetta è avvenuta mentre era in corso uno sciopero al montaggio contro il continuo aumento dei ritmi e dei carichi di lavoro.

Una vera e propria montatura: Sata contrasta con ogni mezzo la presenza di Flmuniti-Cub per impedire che si sviluppi una efficace azione di tutela dei lavoratori e su questo obiettivo ha costruito una vera e propria montatura per arrivare ai licenziamenti.

FlmunitiUniti-Cub è fortemente determinata a contrastare i licenziamenti arbitrari e illegittimi che attentano alle fondamentali libertà sindacali e perché i licenziamenti sono il primo passo di un progetto più ampio che punta a “normalizzare” Melfi.
Lo sciopero generale del 9 novembre indetto dal sindacalismo di base sarà fortemente caratterizzato in Basilicata contro i licenziamenti attuati da Fiat-Sata.

I licenziamenti sono arbitrari, illegittimi, senza nessuna giustificazione e devono essere ritirati.
Flmuniti-Cub proclama uno

Sciopero dello stablimento di MELFI, sabato 27 ottobre, di 8 ore Per il ritiro dei licenziamenti

CONFEDERAZIONE UNITARIA di BASE





Un Operaio Fiat Melfi

(12 novembre 2007)

Donato Auria ha aperto un blog come strumento di denuncia della sua situazione. E' importante collegarsi e dare la massima solidarietà.
La cosa serve non solo ad aprire il dibattito, ma anche ad aumentare il grado di indicizzazione del blog stesso, in modo che esso diventi visibile sui motori di ricerca.

Mi chiamo Donato Auria, sono un operaio che ha lavorato per dodici anni alla FIAT-SATA di Melfi, fino a quando un bel giorno sono stato buttato fuori con l’accusa di essere un sovversivo.

E’ successo tutto così all’improvviso. Il mattino del 16 Ottobre, dovevo fare il secondo turno ed ero ancora a letto, potevo approfittarne, invece alle 6 del mattino qualcuno bussa alla porta, è la Digos, c’è un mandato di perquisizione.

Controllano, frugano, leggono, guardano dappertutto, fanno il loro lavoro, non trovano nulla, forse anche loro hanno capito con chi hanno a che fare: un operaio che è solo un attivista sindacale che ha fatto tante denunce, padre di tre figli e moglie a carico che sta in una casa di 60 metri quadrati, dove non c’è spazio neanche per i letti singoli. Qualche figlio si deve arrangiare con il letto a castello.

Non fanno in tempo ad uscire da casa che la FIAT si sta già attivando. Viene subito preparata la lettera di sospensione che nei fatti è già quella del licenziamento.

Forse era solo un’impressione, ma nell’ultimo periodo in fabbrica c’era qualcosa di strano, lo dicevo anche ai miei compagni di lavoro, qualcuno mi invitava a farmi gli affari miei, a lasciare perdere il sindacato, mi diceva: la FIAT è potente.

Prima dei 21 giorni si facevano gli scioperi e fioccavano i provvedimenti disciplinari, dopo i famosi 21 giorni gli scioperi si facevano lo stesso ma i provvedimenti disciplinari non arrivavano.

Forse era solo un presentimento un giorno dissi a mia moglie: la lotta dei 21 giorni, gli scioperi per i carichi di lavoro, le denunce, la FIAT chi sa cosa sta preparando per farmela pagare?

Arriva all’improvviso la risposta alla mia domanda, una notifica da parte della DDA di Potenza nella quale risulto essere indagato per associazione sovversiva a fini terroristici, scatta il licenziamento.

Per dodici anni, sono stato più volte comandato dalla Fiat a Melfi ad accettare più operazioni di lavoro, ritmi sempre più intensi in tempi più ristretti. Gli stessi dodici anni in cui ho cercato di difendere la pelle, non usando la malattia o il certificato medico come strumento di difesa individuale ma lo sciopero come arma collettiva per rivendicare il miglioramento delle condizioni di lavoro. Le denunce agli Enti Competenti. Niente altro.

Il fatto di continuare a denunciare che gli operai ammalati a causa dei ritmi e delle operazioni di lavoro alla FIAT-SATA di Melfi non sono più centinaia ma migliaia, che gli Enti Preposti al Controllo nulla hanno fatto per evitare ciò, di non essermi assoggettato all’azienda, di non aver accettato di girarmi d’altra parte e di pensare agli affari propri e di organizzare gli scioperi con operai iscritti e non iscritti al sindacato è questo il vero motivo che ha fatto scattare il licenziamento nei miei confronti.

La FIAT, confermando la propria autorità in un paese dove tutto gli è concesso, senza dar conto a nessuno e senza chiedere il parere degli operai, ha dichiarato che la mia presenza in azienda è incompatibile con un clima di civile convivenza e mi ha licenziato.

Poiché ha voluto troncare i contatti che avevo con i miei compagni di lavoro, ritengo che il blog possa essere uno strumento utile per continuare a parlare con gli operai come me, nonché una finestra dove tutti possano dire la loro, senza in ogni modo travalicare, perché questo potrebbe fare piacere solo alla stessa FIAT.

http://donatoauria.blogspot.com/

fonte: dario.comotti@alice.it




Licenziamenti politici a Melfi

Un appello da diffondere nelle fabbriche e ovunque è possibile.

(12 novembre 2007)

Una repressione strisciante, silenziosa, colpisce gli operai. La massa dei NO dalle grandi fabbriche al protocollo sul welfare ha impressionato i padroni.
I salari da fame diventano sempre più insopportabili.
Gli operai morti sul lavoro sono all’ordine del giorno.
Si aspettano una reazione operaia e cercano in tutti i modi di prevenirla. A cominciare dalle fabbriche FIAT.
A Melfi hanno fatto la grande prova. Tre operai sono stati licenziati, uno è un delegato sindacale.

Il sistema è stato semplice: la magistratura iscrive, per qualche ragione, nel registro degli indagati gli operai che danno più fastidio, il padrone li licenzia sostenendo che con il procedimento in corso "è venuto meno il rapporto fiduciario..." Esattamente così è successo a Melfi, due dei licenziati sono stati perquisiti senza nessun risultato nell’ambito di un’inchiesta su "associazione sovversiva con finalità terroristiche". Il terzo, il delegato, è stato licenziato a causa di una querela di un capo nominato in un volantino per la sua prepotenza sugli operai. La direzione prima li ha sospesi e poi licenziati, non ha avuto bisogno di prove di colpevolezza, di sentenze, di niente.

Con un tale sistema, i padroni possono ripulire le fabbriche dagli operai ribelli nel pieno silenzio stampa e con il tacito consenso dei gruppi dirigenti dei "grandi" sindacati nazionali.
Uno strato di operai ribelli si è formato nelle fabbriche più importanti dell'industria, ha manifestato la sua presenza guidando tutti gli operai al netto rifiuto dell’accordo di CGIL CISL e UIL.
Uno strato di operai che sfida i padroni, il governo, anche se si dice amico, ed i dirigenti sindacali compromessi.

Una nuova classe operaia che inizia a muoversi come forza indipendente.
Potevano attaccarci per questo? Per aver votato NO all’85% a Melfi come nelle principali fabbriche? Potevano attaccarci perché vogliamo più soldi senza scambiarli con flessibilità e allungamento dell’orario di lavoro? No. La tanto decantata democrazia ne sarebbe uscita malconcia, e allora?
Allora funziona la caccia alle streghe, il "sospetto di terrorismo". Tutti zitti, il sospettato va immediatamente sospeso, licenziato, isolato e chi vorrebbe prenderne la difesa stia attento. Nessuno dei paladini della democrazia interviene, sulla stampa nemmeno una riga sui licenziamenti, eppure ministri non solo sospettati ma condannati siedono in parlamento, ne hanno diritto fino alla sentenza definitiva ed oltre.

Per gli operai c’è una legge su misura, basta il sospetto per essere licenziato e buttato per strada. La legge è uguale per tutti i cittadini, ma gli operai sono altro.

La caccia alle streghe deve finire, come operai rivendichiamo la libertà di critica del sistema che ci sottomette, la libertà di associarci come riteniamo più opportuno per difendere il salario e le nostre condizioni di vita, la libertà di criticare governi di banchieri ed industriali e sindacalisti che non fanno più i nostri interessi, la libertà di progettare e lavorare per un sistema diverso, senza sfruttamento. La società della globalizzazione non è più nemmeno in grado di concedere queste elementari libertà agli operai? E' messa male. Sta ancora peggio se deve tirare in ballo il sospetto di terrorismo per tapparci la bocca a migliaia.

Ciò che è inaccettabile è che un semplice sospetto, che cade nel nulla, possa diventare una ragione per buttarci fuori dalle fabbriche. Come è successo a Melfi e può succedere ovunque.

La solidarietà agli operai di Melfi, a Auria, a Passanante, a Ferrentino è necessaria se vogliamo ancora difenderci come operai in modo indipendente, altrimenti è la paura, il mordersi la lingua, lo stare allineati e coperti ma così ci condanniamo ad una vita da schiavi senza speranza.

Non si devono sentire soli, gli operai ribelli sono dalla loro parte.
Questo comunicato con le nostre firme andrà alle redazioni dei giornali, alle direzioni dei sindacati, ai partiti. Nessuno potrà dire "non sapevamo".


Per info: http://donatoauria.blogspot.com/

fonte: frficiar@hotmail.com"