nucleo comunista internazionalista
riceviamo e pubblichiamo/segnalazioni



Pubblichiamo e ritrasmettiamo il contributo inviatoci da un compagno che ci segue, in cui – indipendentemente da ogni valutazione sul fatto specifico, su cui non possiamo pronunciarci – viene perfettamente descritta la situazione generale.

4 ottobre 2008




UNA RICOSTRUZIONE DEI FATTI DI CASTELVOLTURNO
AD OPERA DI UN COMPAGNO ATTIVO NELLE RETE NO GLOBAL.


Castelvolturno 19/09/08:
Dalla strage alla rivolta. Una ricostruzione. Le parole degli
immigrati. La strage Ieri la strage dentro e fuori una sartoria a
Varcaturo. I killer, forse quattro, avrebbero fatto irrruzione con le
pettorine della polizia e poi preso a sparare a due mani con pistole e
Kalashnikov. Esplosi almeno 120 colpi. Una allucinante mattanza dalle
modalità inedite in questa terra dove si uccide molto ma in genere in
maniera meno fragorosa. Restano colpite sette persone, sei morti e un
ferito ancora ricoverato in difficili condizioni. Sono tutti immigrati,
ghanesi, togolesi, liberiani. La lettura immediata di inquirenti e mass
media segue le strade più scontate: una ritorsione legata al traffico
della droga e al mondo dello spaccio. Ma c'è anche chi ricorda poco
tempo fà l'assassinio del gestore di un lido che si era rifiutato di
pagare il pizzo. E l'ipotesi investigativa che un gruppo di fuoco dei
clan del casertano abbia scelto una strategia violenta e clamorosa per
giocare la propria partita nelle gerarchie e negli indirizzi
dell'organizzazione. 'Propaganda armata' a fronte delle titubanze e del
disorientamento dei capi storici pressati dai processi. Una strategia
che spingerebbe ad azioni esagerate e sanguinarie. Secondo la
testimonianza del fotografo Ansa che è stato sul luogo della strage:
'Qualunque fossero le motivazioni dell'agguato è difficile credere che
si sia trattato di assassini mirati per tutti. L'impressione, per le
modalità folli della sparatoria, è che se i killer avessero trovato in
zona venti persone ne avrebbero ammazzate venti...'. Non tutte le
vittime sono dentro la sartoria. Alcune sono in strada, un ragazzo è
colpito in macchina, la cintura di sicurezza ancora allacciata... Il
RiotUna ricostruzione a partire dai resoconti di antirazzisti del
centro sociale ex-canapificio di Caserta, che da anni supportano
immigrati e rifugiati che vivono in quest'area e che sono accorsi oggi
a Castelvolturno Il corteo di protesta parte nella tarda mattinata.
Presto si trasforma in rivolta perchè la rabbia trabocca. Quando
arrivano gli attivisti dell'Ex Canapificio lungo la Domiziana si sono
formati ormai diversi blocchi, con barricate e fuochi, macchine
ribaltate e segnaletica stradale divelta. In strada ci sono anche
figli, mogli e parenti di alcune delle vittime, tantissimi amici e
connazionali. Molte centinaia di persone. Le motivazioni di
quest'esplosione stanno sicuramente nell'emozione e nel dolore della
strage, ma anche in un insieme complesso di altre componenti. Provo a
ricostruirle dal racconto di Mimma dell'ex-canapificio: 'Anzitutto
sostengono l'estraneità delle vittime rispetto alla camorra. In realtà
ci sono molti che ne conoscevano specificamente una o un'altra e
rivendicano la dignità della sua memoria. Ci sono ad esempio tante
persone con una fotografia di Kwame Antony Julius Francis, che di
mestiere faceva il muratore e da pochi giorni era tornato da Milano.
Kwame era in Italia da sei anni come richiedente asilo, fino al
riconoscimento di uno status di protezione umanitaria. Altri ricordano
il proprietario della sartoria, El Adji Ababa, di cui anche i vicini di
casa italiani difendono la reputazione. Vicinissima alla sartoria c'è
un agenzia della Western Union: diverse persone frequentano quel posto
per inviare denaro ai parenti. E' il caso probabilmente di Akey, una
delle vittime che lavorava a Napoli come barbiere. In strada è presente
la moglie, che ieri lo ha aspettato invano per ore prima di sapere
della tragedia'. Ma ancora più forte è l'indignazione per un sentimento
di discriminazione molto diffuso, che si mescola alla paura e
all'incertezza del futuro: tanti temono che passata l'onda della
notizia la polizia si dimenticherà della strage. E che l'impunità dei
colpevoli fissi il prezzo della vita di un immigrato in questa zona.
Non sarebbe la prima volta. Molti qui ricordano la morte di Job
Augustine, nigerino, gambizzato nella vicina Giugliano per 'futili
motivi' e deceduto poi in ospedale. Una morte senza colpevoli, come
altre morti o sparizioni che a volte non vengono neppure alla luce.
'Appena siamo arrivati - continua Mimma - in tanti gridavano che se
fosse morto Berlusconi domani ci sarebbe il colpevole. Invece per sei
neri non succederà niente'. Un episodio simile, seppur minore, c'è
stato a Napoli un anno fà. Dopo il ferimento alle gambe di due ragazzi
immigrati, gambizzati probabilmente per una festa troppo rumorosa
(..!!). I loro connazionali si riversarono in piazza bloccando le
strade con i cassonetti. Il motivo della protesta stava
nell'impressione di inerzia avuta dalla volante della polizia che loro
stessi avevano allertato (audio intervista a un immigrato presente).
Protagoniste erano le stesse comunità dell'africa occidentale,
soprattutto ghanesi e nigeriani. Un sentimento di frustrazione e di
discriminazione che si sta quindi radicando, con l'impressione di
essere compressi nel difficile status di persone senza diritti di
cittadinanza e insieme oggetto dei peggiori stereotipi. Quando invece
la stragrande maggioranza conosce il pane duro del lavoro sfruttato e
non garantito nei tanti cantieri in nero dell'edilizia, nelle
autorimesse, nelle piccole officine. Una frustrazione ancor maggiore
perchè il sentimento di insicurezza e di abbandono si combina con la
percezione che lo stato italiano sia vessatorio solo quando si occupa
del loro diritto di soggiorno. In una parola sola 'razzista', come il
grido che risuona più spesso nella giornata. 'In molti - aggiunge
ancora Mimma - denunciano violenze o minacce dai padroni di casa che
cercano di cacciare con la forza gli immigrati, perchè temono il
sequestro dell'immobile dopo le nuove norme del 'pacchetto sicurezza'.
E dicono che spesso i Commissariati di zona si rifiuterebbero di
raccogliere le loro denunce, soprattutto se l'immigrato è senza
documenti'. Storie diffuse: proprio in queste settimane è venuta fuori
quella di Angel, una donna sola con la sua bambina, che è stata
picchiata a sangue dal proprietario di casa. Angel sostiene di essere
andata dalla polizia con gli abiti ancora sporchi di sangue, ma che si
sarebbero rifiutati di raccogliere il suo racconto.In questo mix di
rabbia, dolore, furia, indignazione e paura, i blocchi sono andati
avanti fino alle dieci di sera. Intanto una delegazione di migranti ha
incontrato il sindaco di CastelVolturno. Hanno chiesto la sua
mediazione con le altre istituzioni perchè non ci sia impunità, perchè
la verità venga a galla e siano valutate tutte le ipotesi, come ad
esempio quella 'estorsiva'. Hanno chiesto di riavere quanto prima i
corpi delle vittime e di ricevere supporto rispetto all'ondata di
azioni aggressive di chi vuole cacciarli dalle case. Il sindaco dal
canto suo ha garantito che non avrebbe abbandonato mogli e figli delle
vittime (vedremo...). Una parte della comunità immigrata ha annunciato
così che domattina contribuirà a pulire le strade come segno di
riconciliazione con gli altri abitanti 'autoctoni' di Castelvolturno
:'perchè non protestiamo contro tutti gli italiani'. Ma la tensione
resta alta, mentre dall'altra lato della città gruppi di residenti
italiani protestano già per gli effetti del riot. Per domani è
annunciato l'arrivo degli ambasciatori, in particolare di quello del
Ghana. Un fatto non apprezzato da tutti. Temono che in nome della
'diplomazia' possa sminuire le ragioni della protesta. Sembra che in
passato non abbia dato prova di grande coraggio. Un dimostrante
sintetizza così:'il governo italiano deve considerarlo un ottimo
scendiletto'.