Siamo incalzati dai fatti, dal ritmo dell’offensiva imposto dal Moloch che ci mette spalle al muro. Le cose stanno proprio come dicono i nostri carissimi amici gueux di Francia: “L’heure des choix à sonné”, di cui abbiamo detto e di cui diremo alcune cose. Possibilmente prima della giornata che si annuncia (salvo imprevisti o “sorprese”) campale, di sabato 11 settembre sui selciati di Parigi.
Siamo in ritardo su tutto. Nella comprensione “teorica” dei fatti cioè del cataclisma in corso. Nella azione pratica sul campo della lotta (di classe! profondamente di classe!) in cui siamo (o dovremmo essere) trascinati, pur coi numeri irrisori che il “campo della Rivoluzione” può schierare ora e qui.
Ciò detto registriamo che un profondo sforzo di
complessiva “rimessa in carreggiata” è in
atto a tutti i livelli. Dal cervello… al muscolo-cuore. La
lettera del compagno Carlo che abbiamo ricevuto e che pubblichiamo
è parte di questo sforzo comune e complessivo.
3 settembre 2021
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Alcuni giorni orsono ho letto con interesse le riflessioni di Nicola che sono state inviate da il Nucleo Comunista Internazionalista. Esse colgono i limiti (a dir poco!) delle posizioni della cosiddetta sinistra antagonista e comunista. Penso che la sua critica debba essere ripresa e approfondita perché ritengo si tratti di qualcosa di più di una semplice incomprensione del radicale mutamento in atto nel capitalismo e nel suo dominio.
Sulle affermazioni dello Slai Cobas non vale la pena perdere tempo perché mostrano il suo totale smarrimento politico (anche qui a dir poco!) e l'approdo a posizioni filogovernative. Si accompagnano, non a caso, a ignoranza e incomprensione sui vaccini, sul significato della gestione borghese della pandemia, sulla svolta autoritaria in atto e sulle sacrosante proteste che il disagio sociale sta portando nelle piazze europee. Si tratta a mio parere di una vera e propria sclerosi di pensiero molto simile a quella delle componenti politiche che si richiamano alla tradizione della Sinistra Comunista. Queste ultime, pur non arrivando alle posizioni dello Slai Cobas, mostrano una sconfortante incomprensione di quanto sta accadendo.
Personalmente, in questo anno e mezzo di vicende pandemiche, sono giunto a concludere, attraverso un serrato confronto con un altro compagno, esattamente quanto altri, pochissimi per la verità, hanno analizzato e pubblicato.
In sintesi:
1. i vaccini costituiscono la scelta imposta dalle industrie farmaceutiche e dai centri finanziari che le controllano ai conniventi enti regolatori contravvenendo ai più elementari criteri di cautela medica. Si tratta di colossali profitti che si sono assicurati e sempre più otterranno da un mercato, quello dei vaccini, praticamente illimitato che hanno artificiosamente creato sfruttando l'occasione della pandemia. La precipitosa autorizzazione al loro commercio si fonda su due presupposti normativi: il carattere di emergenza sanitaria e l'indisponibilità di cure. I vari governi, gli elementi di trasmissione alla società degli interessi di cui sopra, si sono adoperati per la drammatizzazione degli effetti pandemici e per negare qualsiasi possibilità di cura della malattia che invece, grazie alla coscienziosa opera di molti illustri clinici e medici di base, si è mostrata risolvibile. Con alcuni farmaci poco costosi questi medici hanno evitato ospedalizzazioni e morti intervenendo tempestivamente sulla malattia realizzando di fatto, con autonoma iniziativa, quella medicina del territorio che lo stato ha affossato nel percorso di privatizzazione dell'assistenza sanitaria. Ciò nonostante i governi, in particolare quello italiano, si sono opposti con ogni mezzo alle cure scegliendo di far a morire decine di migliaia di persone lasciandole sole e senza alcuna assistenza pur di assecondare la strategia scelta dal capitale finanziario.
2. Per la prima volta nella storia avviene una sperimentazione di massa, addirittura a scala mondiale, di terapie dai potenziali effetti avversi sconosciuti e che hanno già provocato migliaia di morti e aperto la via ai vaccinati a potenziali effetti di medio-lungo termine che gli scienziati non allineati hanno da tempo messo in evidenza: trattasi di malattie molto gravi. Inoltre sta prepotentemente emergendo l'importante ruolo dei vaccini nella selezione delle varianti virali e la loro incapacità a contrastare adeguatamente che il vaccinato si infetti e possa infettare. Così è ancora più grave la pervicace volontà dei governi di estendere la platea dei vaccinati ai giovani e ai bambini, persone che non hanno nulla da temere dal contagio.
3. La cosiddetta scienza, ovvero la conoscenza dei fenomeni unilaterale e distorta al servizio del capitale, è stata rappresentata negli organismi istituzionali e nei media da persone che direttamente o indirettamente fanno parte dell'establishment di governo delle politiche sanitarie. Ogni autorevole voce di dissenso nel mondo scientifico è stata con le buone o con le cattive zittita e screditata. Una magistrale opera poliziesca che si è accompagnata a quella realizzata sull'intera società arrivando a una legislazione di emergenza che in realtà rappresenta un'ulteriore inedita sperimentazione a scala mondiale: il controllo e la sottomissione dell'intera popolazione ai dettami degli interessi finanziari del capitale attraverso il sistematico bombardamento mediatico e senza neanche ricorrere alla violenza aperta, mantenendo formalmente in essere il cosiddetto stato democratico. Senza ovviamente escludere la violenza quando è stata necessaria a reprimere le voci di protesta come è accaduto nelle recenti manifestazioni di Berlino.
4. Il green pass fa parte di questo nuovo ordine imposto alla società mondiale e costituisce un avanzamento notevole del controllo sistematico, la cosiddetta sorveglianza, della vita della popolazione. Si tratta del dominio reale, completo ed assoluto del capitale che oggi, come non mai, si avvia a compimento costituendo un mostro sociale antistorico che pone l'intero proletariato mondiale di fronte alla necessità di liberarsene. Cosa attualmente tutt'altro che possibile visto lo stato di completo smarrimento in cui versa.
Per non dilungarmi, sottolineo l'importanza di alcune analisi convergenti con quanto detto. In particolare:
1. concordo pienamente con l'analisi de IlRovescio (vedere i due articoli pubblicati anche su Sinistrainrete e richiamati sul sito de il Nucleo Comunista) anche se trovo insoddisfacente l'indicazione politica che viene data visto che chiama a una generica ribellione senza legarla a una strategia di rilancio del programma di superamento del modo di produzione capitalistico. Problema prospettico decisamente complesso e indefinito che però meriterebbe almeno di essere indicato. Lo dico senza alcuna pretesa di giudizio visto che l'analisi sviluppata da IlRovescio è di indubbio valore e per evidenziare un ulteriore punto di confronto.
2. mi sembra interessante l'articolo di Fabio Vighi pubblicato su Sinistrainrete che propone un collegamento tra la gestione della crisi sanitaria e la crisi strutturale del capitalismo, una crisi di produzione di valore che si manifesta anche come incipiente crisi finanziaria evitata temporaneamente con il blocco delle attività economiche delle piccole imprese. Lo potete leggere al link
Vighi conclude il suo articolo ponendo lapidariamente la questione: per risolvere i problemi catastrofici determinati dal capitalismo è necessario liberarsi di esso. Al di là dell'analisi economica che svolge, discutibile per alcuni aspetti ma comunque interessante, mi pare che l'indicazione politica che dà non sia cosa da poco. Soprattutto perché generalmente ignorata nonostante sia la questione centrale di questo periodo storico. Ritengo l'indicazione di Vighi possa rappresentare il punto di avvio di una riflessione ampia e complessa tra tutti coloro che la ritenessero decisiva per le sorti dell'intera umanità, forse pure della stessa sopravvivenza del genere umano a causa della catastrofe disastro in atto. Su questo punto non è possibile non rilevare l'attuale grave ritardo dell'analisi teorica.
Dunque, per concludere, a mio parere Nicola ha colto un punto di crisi decisivo dei movimenti cosiddetti antagonisti e rivoluzionari che merita di essere discusso. Già ma con chi? Come Nicola dubito che quei movimenti abbiano la capacità di cogliere la deriva politica in cui sono sprofondati. Essi sono arroccati sulle loro trite e ritrite posizioni, sono settari e ultra frammentati, quasi sempre slegati dalla realtà sociale, lontani dai movimenti reali che si stanno manifestando, rintanati spesso nelle cantine a ripetere le loro liturgie, convinti delle proprie verità e incapaci di cogliere l'intensità e la velocità dei cambiamenti in atto nel capitalismo. Dunque, meno male che si sia levata qualche voce critica capace di cogliere la vera natura dei fenomeni attuali della gestione pandemica.
E' probabile cha a settembre la mobilitazione nelle piazze, già in questo agosto rilevante, possa accentuarsi. Penso sia necessario riaprire, anche se tra pochissimi, il confronto su quale contributo si possa dare affinché l'attuale resistenza alla politica della borghesia non sia lasciata in mano alle molteplici forze nazionaliste, sovraniste e di estrema destra che oggi la influenzano. In quelle piazze ci sono molti proletari e ovviamente settori di piccola borghesia che avvertono il pericolo della loro proletarizzazione. Sarebbe disastroso non solidarizzare e non tentare di levare tra loro una voce, anche se flebile e minoritaria, che punti il dito contro il capitalismo e sulla necessità di superarlo. Avendo qualche conoscenza diretta, evidenzio che la critica contro il neoliberismo di alcuni settori del movimento è assai radicale e si spinge, se pure in modo confuso e sempre ripiegato sul rilancio dei valori costituzionali, fino ad una dichiarata (e generica) ostilità al capitalismo. Sono ulteriori segnali del profondo sommovimento sociale in atto. Potremmo pretendere altro dopo che la controrivoluzione stalinista ha permesso alla borghesia di screditare qualsiasi ipotesi di alternativa al capitalismo inculcando nelle menti del proletariato l'orrore per qualsiasi cosa che in qualche modo riecheggi anche lontanamente il cosiddetto comunismo? Qui si aprirebbe, a mio parere, un altro problema di non poco conto: come presentare la prospettiva del modo di produzione dei liberi lavoratori associati di Marx con un linguaggio che eviti di far scattare il pregiudizio oramai consolidato nelle coscienze evocato dalla parola "comunismo"?
Infine segnalo l'articolo de ILRovescio appena pubblicato su Sinistra in rete che coglie la mutazione in corso del dominio, ancora più profondo e pervasivo, delle forme di governo borghesi. Ancora una volta onore al merito!
Saluti
Carlo