Alla fine, dopo una estenuante battaglia di carte, sembra aver prevalso la Forza della frazione liberal-“progressista” della borghesia americana e, di riflesso, tutto il fronte united colors of capitalism della borghesia occidentale. Nella ridotta italiana: un fronte che va dal Sig. De Benedetti (“Vince un’altra America. Vince la democrazia” esulta il suo giornale di casa “Domani”), ai “comunisti” da Open Society Foundation (“American beauty” esulta il Manifesto sciolto in uno sbracato brodo di giuggiole anche per la ciliegina in più sulla torta: “Kamala Harris prima vicepresidente donna della storia degli Stati Uniti”), ai preti (frazione Bergoglio) dell’Avvenire, and so on…
Bene! Nel nostro piccolo salutiamo la nuova leadership alla testa del paese faro “della libertà e della democrazia”, indubbiamente perno e bastione del “mondo libero” con un paio di cartoline. Una dall’interno-inside (Minneapolis, 30 maggio 2020), l’altra dall’esterno-outside (Baghdad, 31 dicembre 2019).
Seguirà a breve la nostra più calma e
meditata valutazione sul cambio della guardia sancito dalla prova di
forza del 3 novembre che è solo un passaggio
dell’aspra lotta “per la vita o per la
morte” aperta nel cuore del capitalismo mondiale.
Welcome democratic snakes!
8 novembre 2020