nucleo comunista internazionalista
note





“GIORNO DELLA MEMORIA”

E SMEMORATEZZE



Non commentiamo le parole di Napolitano per il giorno della memoria riservato alle “vittime delle foibe e dell’esodo”, anche perché, con l’aria che tira, una nostra critica potrebbe incappare, chissà, nell’accusa di “attentato allo Stato”, a meno che lo Stato non intendesse invece darci la possibilità di convertirci ai suoi valori (com’è accaduto anche allo stesso Napolitano –si vedano le annate dell’Unità dei tempi “bui”, quando sul tema si affermavano tutt’altre cose!–).

Ci limitiamo perciò ad una severa critica del titoismo. Quel sistema, infatti, pur avendone tutti i titoli, non ha mai istituito un proprio giorno della memoria per le vittime dell’oppressione razzista antislava, cominciata entro i nostri italici confini già nel periodo liberale ad opera di ardenti nazionalisti, continuata ed incrudita poi dal fascismo (erede legittimo di quel nazionalismo “democratico-liberale”), mostruosamente esplosa durante la seconda guerra mondiale con occupazioni, devastazioni, internamenti in lager italiani con morti a raffica per fame e sofferenze inflitte ai “barbari slavi” (celebre la reprimenda ai responsabili militari e civili italiani addetti alla bisogna: “Si ammazza troppo poco!”) e con l’aggiunta dell’opera tristemente famosa del quisling Pavelic, nostro prezioso alleato, benedettissimo dalla Chiesa Cattolica tanto italiana che croata. C’era e ci sarebbe tutto il necessario per denunziare un genocidio effettivo consumatosi ai danni delle popolazioni jugoslave. Solo che il borghese popolare Tito non ne ha mai addossato le colpe ad altri popoli, bensì a precisi regimi oppressivi e, su questa base, la sua “lotta di liberazione nazionale” (certamente nazionalistica quanto basta!) aveva saputo raccogliere accanto ai resistenti jugoslavi le energie e gli entusiasmi “antifascisti” di tanti italianissimi e persino di molti tedeschi sotto il motto “Morte al fascismo! Libertà ai popoli!”. Quanto al “genocidio” delle foibe esiste ormai, ben oltre a ciò che noi stessi abbiamo scritto, una vasta bibliografia che smentisce tale bufala mentre sul tema dell’esodo dall’Istria va rilevato come il fenomeno sia scoppiato in seguito a due opposte e concomitanti spinte in tempi abbondantemente successivi al ’45: la pressione su tali popolazioni da parte dei governi democristi italiani e quella dello stalinismo italiano che nel ’48, in ubbidienza a Stalin ed al proprio ruolo di forza “nazionale”, rompeva violentemente col “fascista” Tito invitando i “connazionali” a fuggire da quell’”inferno”.

Che effetto possono fare le parole di Napolitano alla gente (ex)jugoslava, non più “titoista”, ma non immemore della propria storia? Usiamo un paragone suggeritoci suggestivamente da una compagna: l’effetto che potrebbe provare una donna violentata qualora il suo violentatore non solo venisse assolto, tra il giubilo dei suoi sodali, ma essa stessa venisse posta a sua volta sotto accusa per aver “provocato” l’onest’uomo. I “deboli” sono sempre colpevoli, e i soli colpevoli, per definizione.

12 febbraio 2008