nucleo comunista internazionalista
note




DALLA FRANCIA

LUTTE OUVRIERE MORBIDA COL P.S.
ED A MUSCOLI DURI COI PROPRI MILITANTI

Un militante de L’Etincelle frazione di minoranza di L.O. ci scrive per comunicarci che il CC di L.O. ha deciso lo scorso 2 febbario “la ‘sospensione’ della Frazione fino al prossimo congresso dell’organizzazione, che si terrà in dicembre”, il che significa un’“esclusione di fatto” dall’organizzazione stessa. Il che “cade nel momento in cui L.O. effettua una svolta politica di 180° e cerca di integrarsi nell’Unione di sinistra in occasione delle prossime elezioni municipali. (..) Non si può dire più chiaramente che si tratta di sbarazzarsi di coloro che non accettano un allineamento dietro il Partito Socialista e rifiutano d esaltare un’Unione della sinistra alla quale L.O. s’era sempre opposta fino ad ora, fosse questa sinistra all’opposizione o al governo”. Per di più “questa integrazione non si fa certamente senza danno, poiché da un lato il PS ha respinto sin qui le offerte di servizio di L.O. nella maggioranza delle città in cui essa le aveva proposte e si urta d’altra parte con le reticenze o anche con l’ostilità d’una parte dei militanti e simpatizzanti dell’estrema sinistra”.

Comunque, scrive il compagno, “L’Etincelle continua ovviamente le sue attività mlitanti e la sua lotta politica per la costruzione di un partito operaio comunista rivoluzionario e anche per un ritorno di L.O. a una politica non viziata da opportunismo elettorale”. I nostri migliori auguri per tale lavoro, rispetto ai cui presupposti, però, ci permettiamo qualche osservazione.

E’ vero che formalmente L.O. negli ultimi temi ha compiuto la “ svolta di 180° ” di cui sopra, ma le apparenze non ingannino. In precedenza, la sua “lotta elettorale indipendente” è stata costantemente viziata: a) da una visione d’intervento in questo campo leninista solo di facciata e, di fatto, nell’ottica di un “risultato elettorale” presupposto come in sé utile al rafforzamento dell’organizzazione rivoluzionaria, ricorrendo alla caccia dei voti di opinione come qualcosa di utile per “dare più voce istituzionale ai rivoluzionari” (vedi tutte le “statistiche” relative ai voti espressi da questa massa di opinione insoddisfatta per ricavarne una sorta di quadro del proprio “potenziamento” –oggi risoltosi in clamoroso tonfo!-); b) sempre L.O. ha comunque confuso i risultati altalenanti delle elezioni come un indice di una presunta –quando essi “andavano bene”- radicalizzazione di massa cui offrirsi come il terminale “più duro e conseguente”; c) di qui una costante attenzione opportunista agli “umori della massa” cui proporre il solito “programma transitorio” di collegamento (ciò in ossequio, sempre formale, con Trotzkij che, a nostro avviso, sbagliava lui stesso, ma in una situazione ancora calda e temporanealmente vicina al precedente retroterra rivoluzionario, il che, se non giustifica, certamente spiega il carattere determinato delle sue “manovre tattiche”). Partendo da ciò si può ben arrivare all’esito di oggi, con la presa in carico della “spinta antisarkozista operaia” per transitarvi e... farla transitare. Questo “metodo”, che anche noi, in qualche modo, abbiamo assaggiato nell’ultima OCI, ha le sue leggi obbligate di percorso. Il ragionamento è: dobbiamo sempre e comunque legarci alle masse (sempre e comunque sul piano delle “opinioni” da cittadini e sul terreno elettorale in cui esse si esprimono); le masse –quelle “buone” almeno- sono contro la destra e giustamente chiedono che essa sia battuta; il fulcro di quest’aspirazione è raccolta dalla “sinistra”; perciò, per non staccarci dalle masse, dobbiamo dare ad esse una tangibile risposta (istituzionale); e quindi... Quindi, stando a questa logica, occorre essere “concreti” e gettare dei “ponti” ad esse (ponti a funi che mollano e sull’abisso), sino ad arrivare ad un “programma di transizione”... con la “sinistra” entro cui far valere poi il nostro suolo di direzione. La deriva di cui parlano i compagni dell’Etincelle è questo approdo.

D’altra parte, opporre a ciò un’edizione rivista e corretta di un lavoro rivoluzionario “non viziato dall’opportunismo elettorale” sullo stesso terreno, ma unicamente ancorato ad un “sano” blocco tra “rivoluzionari” non porta da nessun’altra parte contraria e noi lo vediamo benissimo in Italia nel vano agitarsi a vocazione unitaria, bloccarla, tra centomila sigle di “comunisti doc”. Per questa strada c’è solo la prospettiva di una complicazione ulteriore ed un ulteriore arretramento del lavoro necessario per definire una linea teorico-programmatica di partito. In Francia c’è il bottino elettorale di un Besancenot che serve da riferimento; ma gli esiti di esso non saranno migliori di quelli di Rifondazione (e dei tanti aspiranti-Besancenot) di cui è possibile, e doveroso, trarre il bilancio. Su ciò contiamo di sentire i compagni dell’Etincelle.

29 febbraio 2008