Scritto e motivato per tempo: “l’impensabile” può accadere, l’insediamento-incoronazione del tandem “vincente” Biden/Harris può saltare per aria. Facendo tremare il mondo. Abbiamo appunto scritto il 20 di dicembre (nell’indifferenza generale in Italia ma non fra i compagni americani e questo ci rincuora e ci infonde energia). Può, ma non è ancora (al momento) accaduto. Siamo vicini al punto catastrofico di rottura ma riteniamo ancora che margini di compromesso in extremis siano recuperabili nella prova di forza in atto fra le due frazioni della borghesia americana.
Scriviamo a caldo, l’azione è nel vivo. Numerose le incognite. La prima fondamentale: se la massa decisiva convocata da Trump accetti l’ordine di smobilitazione ordinato da Trump stesso, oppure lo disattenda. La seconda e opposta: se la massa delle periferie metropolitane, in prima linea i senza-riserve neri e bianchi scesi in piazza dopo George Floyd rimanga in attesa “a guardia alta”, oppure decida di scendere in strada.
Tratteniamo il fiato. In ogni caso il bivio di fondo è il seguente (esclusa la permanenza di Trump alla guida del paese che in nessun caso sarà tollerata, come abbiamo detto e spiegato):
A) la frazione borghese “vincente” cioè quella liberal-progressista (il grosso di Wall Street e della Corporate America, il mondo dipinto green, pink e rainbow del Council for Inclusive Capitalism, quello della Open Society Foundation, insomma la fogna borghese detta “globalista”) inghiotte il boccone amaro imposto dalla forza della piazza che la frazione borghese “patriottica” ha dimostrato di saper mobilitare (e smobilitare tirando la corda fino all’ultimo prima che si spezzi). Dunque trattativa, mediazione e compromesso politico (e salvacondotto per Trump) per intanto sedare gli animi, guadagnare tempo e riordinare le idee. E poi si vedrà. Gravissima impasse date le incombenze imperialiste che l’America deve svolgere urgentemente cioè i colpi che deve sferrare fuori dai suoi confini! (Primo obiettivo: Iran?)
B) Quelli del sinedrio “globalista” sono invece risoluti a procedere ad una audace operazione chirurgica. Significa che la violenta repressione si abbatte a destra e a manca. L’ordine “democratico” viene imposto con l’impiego aperto della forza per sedare il caos e colpire “gli opposti estremismi”. Esercito e carri armati nelle strade. Stato d’assedio proclamato “in nome e per la salvezza della democrazia” minacciata da... Proud Boys da una parte e Antifa dall’altra (il copione è abbastanza classico). Formidabile e spaventosa scossa di terremoto in tutto il mondo. Annuncio, per quanto ci riguarda, di prossimi (forse molto prossimi) stati d’assedio proclamati in Europa, Stato di Roma prevedibilmente in pole position.
Tratteniamo il fiato.
Il compito, difficile molto difficile, dell’ora per noi qui e per i compagni americani: non perdere la testa, rimanere al nostro posto cioè saldi sulla trincea di classe. Mai, dico mai e poi mai al servizio o alla coda di nessuna delle frazioni borghesi che si contendono la gestione potere.
La mobilitazione di massa reazionaria va contrastata stando ben piantati sulle posizioni di classe. Mai, dico mai e poi mai confondendosi con “l’antifascismo” della borghesia liberal-progressista.
C’è un obiettivo strategico che il movimento rivoluzionario di classe anche in questo delicatissimo passaggio deve porsi e prefiggersi: strappare dalle grinfie della frazione borghese detta “patriottica” (patriottica-imperialista!) quella massa popolare e proletaria maledettamente soggiogata ad essa.
L’immagine che il mainstream con
le sue code sinistre, alla Manifesto per
intenderci, si sforza di propinare di una piazza trumpiana composta
esclusivamente da una massa “di fascisti
– razzisti;– sporchi-brutti e
cattivi” è falsa. In mezzo al
popolo reazionario mobilitato dall’imbonitore
patriota-imperialista c’è invece anche una massa di
lavoratori e proletari incazzati e che
“semplicemente” non ne possono più. Essi
possono e debbono essere strappati al controllo politico della frazione
borghese patriottico-imperialista solo dimostrando che il vero
cambiamento delle cose cioè il ribaltamento totale
delle cose può essere fatto solo da una azione
rivoluzionaria di classe. Dovranno venire a noi e verranno a
noi solo se dimostreremo di voler effettivamente ribaltare le
cose e non di volerle conservare. Solo se
dimostreremo che non abbiamo nulla, ma proprio nulla, da spartire col
mondo del Council for Inclusive Capitalism e con le
colombelle liberal-progressiste partorite dal suo
grembo le quali non esiteranno un attimo, dopo aver magari dato una
botta ai Proud Boys, a colpire sanguinosamente il bersaglio grosso
proletario.
Non facciamoci fare fessi: contrastiamo e combattiamo la Destra
borghese senza cadere nella trappola liberal-progressista. Colombelle
democratiche: vi conosciamo mascherine!
7 gennaio 2021