Qui sotto riportiamo tre documenti tratti dal sito del SI-Cobas assai significativi del clima politico-sociale asfissiante presente e soprattutto di quello che ci si para davanti. Alla fine di questa breve nota diamo inoltre conto di un piccolo fatto, una bazzecola se vogliamo, ma altrettanto significativo del presente e per il prossimo futuro, avvenuto a Roma sabato 8 giugno durante la manifestazione nazionale Cgil-Cisl-Uil del pubblico impiego. Cioè nell’ambiente più innocuo (per la borghesia) di questo mondo.
Nel primo si denuncia “la rivendicazione” fatta dal Sindacato di Polizia di Modena del pestaggio attuato contro i sindacalisti SI-Cobas e le lavoratrici in lotta della ditta Italpizza. Nel secondo si dice dei fatti accaduti a Napoli il 14 di giugno in occasione della manifestazione dei metalmeccanici indetta da Fiom-Fim-Uilm che hanno pensato bene di chiamare la polizia per impedire ai proletari organizzati nel SI-Cobas di parteciparvi. Il terzo documento è un video che riporta l’esemplare denuncia fatta da un compagno nel corso della manifestazione stessa.
“Il tempo stringe” scrivono e ci avvertono i circoli pensanti della borghesia italiana (si veda il fascicolo n. 2/2019 dei “geo-strateghi” di Limes). La acuta tensione sciolta dopo il pronunciamento presidenziale della domenica 27 maggio 2018 con il via libera dato al governo cornuto “di cambiamento”, è stata solo un passaggio, un antipasto premonitore delle tensioni drammatiche che ci aspettano, crediamo ormai molto prossime.
Se alla crisi politico-istituzionale aperta dopo il 4 marzo 2018 e non risolta viene ad aggiungersi l’inesorabile emersione della crisi sociale che in questo anno il governo cornuto “di cambiamento” ha egregiamente contenuto e, per quanto possibile, sedato (in ciò la sua missione essenziale per conto della borghesia) e se a questo cocktail si mescolano le tensioni che si agitano sullo scenario internazionale attorno allo Stato di Roma (si pensi soltanto alla contesa per la Libia che è assolutamente lebensraum-spazio vitale per il capitalismo italiano) e che minacciano di farne un campo aperto di contesa fra gli interessi dei colossi capitalistici mondiali richiamando sinistramente alla memoria la “gloriosa” storia dell’8 di settembre 1943, se si mescolano insieme tutte queste sostanze si comprende il carattere esplosivo della complessiva crisi nella quale ci stiamo inoltrando.
Mescola esplosiva che può mettere in discussione perfino la tenuta unitaria dello Stato di Roma avvertono i “geo-strateghi” di cui sopra, come noi molto più modestamente abbiamo da subito segnalato nei nostri interventi, importandoci unicamente degli interessi e della tenuta unitaria della classe lavoratrice d’Italia, sezione territoriale del Proletariato Internazionale.
Dentro questo quadro vanno interpretati gli episodi di lotta di classe di cui diamo conto che hanno, ancora una volta, come protagonisti in prima linea i proletari organizzati nel SI-Cobas. Questo organismo politico-sindacale viene a trovarsi in una posizione estremamente delicata, data la necessità per lo Stato borghese di prevenire ed annientare il possibile contagio della lotta di classe autonoma ed indipendente, fuori dal controllo dello Stato stesso. Infezione di cui è pericolosa portatrice la piccola minoranza proletaria organizzata nel SI-Cobas.
Vogliamo qui sottolineare solamente due aspetti della linea di condotta indipendente di classe su cui è attestata questa minoranza proletaria organizzata che a noi sembrano importantissimi.
Il primo: lo sforzo del SI-Cobas di contrastare la “linea del minimo sforzo” che ai lavoratori appare più facilmente e concretamente percorribile per la difesa dei loro immediati interessi materiali e che è invece lisciata da tutto il campo politico-sindacale legato per via diretta o indiretta allo Stato borghese. E’ la linea che tende spontaneamente nella classe a “risolvere” sul piano locale, aziendale, territoriale le situazioni di crisi. E che pretende, nell’intervento di direzione del “sentimento spontaneo”, di tenere separate e frantumate in mille situazioni locali, particolari, le lotte di classe che scaturiscono dalla crisi. Così, per esempio, la lotta alla Wirphool è, in prima battuta e “spontaneamente”, lotta “per Napoli”. All’Ilva di Taranto la lotta è “per Taranto”, come ieri all’Ilva di Genova la lotta è stata “per Genova” e così via in ogni territorio, in ogni regione (in riferimento al caso ligure: con i lugubri “leninisti” di Lotta Comunista, che qualcosa contano – e contano qualcosa in senso contro-rivoluzionario – in quel di Genova, perfettamente adagiati su questo piano d’azione che i lavoratori “spontaneamente” esprimono).
Al contrario, la politica di classe del SI-Cobas si sforza di far derivare la difesa di classe “locale”, “territoriale” dall’accumulo di Forza generale, unitaria della classe che si tratta di perseguire e di ricostruire. Questione di particolare rilievo al Sud, dove la classe lavoratrice è più duramente bersagliata e dove le spinte “spontanee” per torcere la lotta di classe in senso localistico o all’interno dell’annosa “questione meridionale” (la “rancida questione meridionale” degli scritti di Bordiga e della Sinistra Comunista fin dai suoi albori nel primo decennio del secolo scorso) sono, non solo più forti, ma possono trovare una obiettiva giustificazione dato lo storico squilibrio del capitalismo italiano imperniato attorno all’asse industriale padano e la spoliazione subita dal meridione d’Italia.
I proletari del Sud avrebbero, come reazione immediata e spontanea, tutte le ragioni per recriminare di questo squilibrio e spoliazione storici, e sono molteplici le frazioni borghesi che si predispongono a marciarci su (come specularmente avviene al Nord nell’azione politica dei “catalanisti” padani, dentro e fuori la Lega ex-Nord): onore alla minoranza proletaria organizzata di proletari meridionali che rigetta questo “sentimento spontaneo” e questa “linea del minimo sforzo” e si batte invece per condurre e ricondurre la lotta di classe nel solco degli interessi generali della sezione italiana del Proletariato Internazionale!
Il secondo: la giusta attitudine “fronte-unitaria” verso la massa dei lavoratori (e non importa se, al momento, questa “massa” è assai ridotta e passiva nelle piazze) che, da sempre, caratterizza il SI-Cobas e lo differenzia nettamente dagli altri sindacati di base. Essa significa non abbandonare i lavoratori in pasto ai bonzi sindacali-funzionari di Stato quando da questi sono chiamati a raccolta. L’episodio del 14 giugno fra i metalmeccanici di Napoli dice di quanto sia grande l’imbarazzo dei sindacalisti di Stato quando posti di fronte ad una vera presenza antagonista organizzata di classe. E della potenzialità dell’azione fronte-unitaria, organizzata e di classe, rispetto alla massa dei lavoratori che saranno chiamati nelle piazze dai sindacati ancora maggioritari nell’incedere e nel precipitare della crisi sociale.
Ed infine, il piccolo episodio di Roma. Cosa è accaduto? Che durante la più innocua delle manifestazioni unitarie Cgil-Cisl-Uil dei lavoratori del pubblico impiego, uno striscione approntato per l’occasione dalla Uil, sindacato alla cui testa è quel tal pittoresco Barbagallo che, fra l’altro, ha recentemente proposto “scioperi virtuali” nei servizi pubblici, è stato fatto deporre, fatto sparire su ingiunzione e intervento della Digos. Una forza poliziesca dello Stato interviene in una dimostrazione di lavoratori per ingiungere e per imporre che uno striscione sia deposto! Motivazione: “lesivo del decoro paesaggistico”! Ingiunzione prontamente accolta, con qualche borbottamento da parte del gregge di pecore presenti e con qualche lamentela espressa dai pastori del gregge dal palco della manifestazione-processione.
A quanto pare, la Polizia di Stato ha il Diritto, cioè ha la Forza, di stabilire che cosa sia “decoroso” dire o non dire nelle manifestazioni dei lavoratori! E’ indubbiamente una prova di Forza, certamente una piccola prova di Forza che dimostra come lo Stato democratico, in tutte le sue articolazioni e con la sua Forza Armata in primo luogo, si stia preparando e blindando e stia saggiando il terreno in vista degli eventi traumatici che, come sopra tratteggiato, sono alle porte. Ed, evidentemente, lo Stato democratico del Capitale non si blinda per fronteggiare quelli che sono suoi servitori nella classe (i Landini, i …Barbagallo e compagnia) bensì verso quelle greggi che i morsi della crisi capitalistica possono, pericolosamente ed improvvisamente, incaricarsi di trasformare in lupi.
Aggiungete a queste osservazioni tutto quello che volete, soltanto per favore NON DITE che anche questo piccolo fatto, anche questa piccola provocazione, sia da ricondurre in un modo o nell’altro all’opera del Ministro dell’Interno, del servitore dello Stato e babau-Salvini.
Nossignori! Qui si tratta della messa in atto di una manovra complessa e delicata che riguarda tutti gli apparati dello Stato di Roma, che sono apparati di prim’ordine in funzione della lotta contro-rivoluzionaria e per la conservazione borghese. Una manovra per la difesa degli interessi generali e complessivi della borghesia italiana. Qualcosa che sta al di sopra, che sovrasta gli interessi e l’azione di questo o quel servo politico dello Stato, “reazionario” o “progressista” che dir si voglia. Qualcosa che sta al di sopra, che sovrasta gli interessi e l’azione di questo o quel servo e agente dello Stato nella classe proletaria sia che chiami la polizia per “difendere” i lavoratori dai “provocatori” e dai “sobillatori” o che, al contrario, si lagni del “pretestuoso intervento” della polizia stessa nelle sue sfilate-processioni.
Il tempo stringe…
1 luglio 2019