nucleo comunista internazionalista
note



UNA VOCE
COMUNISTA INTERNAZIONALISTA
DALLA COREA DEL SUD

Raccogliamo questa preziosa voce che ci giunge da un teatro caldissimo delle tensioni suscitate dall’imperialismo e ove la sottomissione del proletariato è esercitata in forme particolarmente dure e oppressive, seppur diverse fra il Sud e il Nord del paese. Traduciamo il testo dei compagni sudcoreani di “Prospettiva Comunista Internazionale” da Révolution Internationale (nr. 467 dicembre 2017) organo francese della CCI. Nulla sappiamo circa questo gruppo sudcoreano, né nulla su di esso viene detto da chi ne ha rintracciato il documento. Saltiamo a piè pari l’introduzione, balorda e disfattista, che ne viene fatta dalla CCI la quale trova criticabile l’insistenza con cui la dichiarazione batte sul dispiegamento nel paese del sistema missilistico THAAD e sulla necessità di battersi contro di esso. Secondo la visione, balorda e disfattista, della CCI questa indicazione “potrebbe suggerire l’idea che la classe operaia difenderebbe i suoi interessi lottando contro l’installazione di questo sistema di difesa. Non è facendo campagne contro questa o quella arma particolare di guerra che la classe operaia può sviluppare la sua coscienza. Il compito dei rivoluzionari è di dimostrare l’impasse dell’insieme del sistema capitalistico…”. Come dire: niente lotta, ad esempio, contro la Nato, nessuna mobilitazione contro le sue trame e le sue concrete operazioni criminali, perché il proletariato non deve battersi contro questa o quella particolare struttura imperialista ma contro l’insieme del sistema per … ”sviluppare la sua coscienza”. Come dire ancora: essendo i comunisti per l’abolizione del salariato, allora niente lotta, niente mobilitazione per strappare al Capitale un aumento di salario che … non ne fa “sviluppare la coscienza”. Ma lasciamo stare la CCI e il suo “sviluppo della coscienza”, soltanto augurandoci che i compagni sudcoreani riescano ad incrociare, in Occidente, un reale campo comunista internazionalista cosa ben diversa da queste, balorde e disfattiste, sue parodie.

Noi intendiamo invece indicare alcuni punti, a nostro avviso critici, che trapelano dal documento dei compagni di Sud Corea. Detto con tutto il rispetto, la circospezione e la prudenza del caso. In particolare: noi qui ce ne stiamo più o meno tranquilli al caldo delle nostre case, più o meno modeste; lì, sopra le case e le teste degli uomini, aleggia la minaccia del sibilare, concreto e sinistro, dei missili. E’ un … piccolo particolare, da tenere ben presente.

Troviamo francamente dubitabile l’affermazione dei compagni sudcoreani che “lo scopo dello sviluppo dell’arma nucleare in Corea del Nord è il massacro genocida della popolazione civile, in particolare della classe operaia”. Il regime di Pyongyang, orgogliosamente legato alle millenarie tradizioni del popolo coreano di cui si sente l’autentico erede e continuatore, è certamente deciso a preservare la propria autonomia politica dalla incessante e asfissiante pressione imperialista esercitata dagli USA e dai loro accoliti. Usando un’immagine molto efficace del Prof. Maurizio Riotto (un autentico studioso serio ed esperto di “cose coreane”, alle cui opere senz’altro rimandiamo) (1): “Cinquant’anni fa la Corea del Nord si è rifugiata in una tana, come volpe inseguita da una muta di cani, e da allora non ne è più uscita”. Una “volpe” certamente determinata a difendere “la propria specificità”, la propria storia, dall’aggressione straniera con ogni mezzo, arma atomica inclusa. E del resto come, su questo piano cioè quello della strenua difesa della propria tradizione, della propria specificità, dare torto alle guide dinastiche che si tramandano il potere a Pyongyang? Ci ricorda ancora il Prof. Riotto: “L’apertura forzata all’Occidente, nella seconda metà del XIX secolo, ebbe presto esiti disastrosi: allora come oggi, infatti, ‘adeguarsi ai tempi ed entrare nel novero delle nazioni civili’ voleva dire semplicemente ‘sottomettersi ai più forti’, e fu proprio così che nel 1910, la Corea perse anche quell’indipendenza che fino a quel momento era miracolosamente riuscita a conservare. Dopo la sopraffazione, l’oltraggio: la Corea venne sacrificata all’altare della politica internazionale e consegnata al Giappone, allora potenza egemone, che ne fece scempio per trentacinque lunghissimi anni.”

Quindi, certamente il regime del Nord è fermamente determinato a difendere la sua specifica identità borghese con le unghie e con i denti, usando tutti i mezzi militari necessari, ma da qui a dire che esso programmi “il massacro genocida” ci sembra non corrispondere al processo del reale urto di interessi in atto, che è urto di interessi di classe esterni ed interni all’apparentemente monolitico regime del Nord. (2) Lo sforzo di Pyongyang è stato, al contrario, quello proteso alla riunificazione della nazione coreana “per liberare i fratelli del Sud dalla cricca di fantocci” sottomessa allo straniero yankee. Leggiamo e decifriamo le parole dello stesso Kim Chong-il, cioè “l’adorato compagno Kim” figlio del venerato Grande Leader Kim il Sung morto nel 1994 e padre dell’attuale Kim: “Rispettando la volontà del Grande Leader (secondo il quale l’unione della Nazione, consolidata in 5 mila anni di storia, valeva più dei sistemi e delle ideologie creati dalla temporanea divisione e l’interesse comune della Nazione valeva più dell’interesse delle singole classi e dei vari strati sociali), l’adorato compagno Kim Chong-il diede vita la Movimento dell’Unificazione, intorno al quale raccolse il consenso di tutti in Corea del Nord, in Corea del Sud e all’estero, con la proposta di riunificazione tramite una federazione come aveva auspicato il Leader.” (3)

Chiaro no? “L’adorato compagno” Kim Chong-il ci dice non solo esplicitamente ma onestamente e coerentemente che il regime del Nord non ha alcuna difficoltà a spogliarsi degli orpelli – cioè la caricatura socialista del regime – in vista del suo supremo obiettivo, ossia la riunificazione della Nazione. Prospettiva piuttosto diversa della programmazione del “genocidio”.

Non per niente attorno alla difesa della Corea del Nord possono ritrovarsi e si ritrovano in effetti tanto le formazioni neo-staliniste, “campiste” (“campo” dei paesi “progressisti” versus imperialismo USA) quanto le formazioni della destra sociale e nazional-socialista. Il nostro piano – e quello dei compagni sudcoreani di “Prospettiva” – di difesa dall’aggressione dell’imperialismo (da cui non si decampa, pena scadere nel disfattismo) si fonda non sulla difesa, sia pure orgogliosa, delle proprie “millenarie tradizioni” (che la forza impersonale del Capitale si incarica per conto suo di mandare all’aria, e non vi sono “tane” in cui potersi rinserrare pensando di sfuggire alla sua penetrazione. Lo dimostra la storia stessa dello “stato eremita” nordcoreano!) ma sugli interessi di classe del proletariato, sul suo avvenire rivoluzionario di classe internazionale. Sulla sua sollevazione di massa per sbarrare la strada e tagliare gli artigli all’imperialismo e al contempo, dentro questo processo, puntare a travolgere i differenti regimi nazional-borghesi e le differenti macchine statali di oppressione che in forme diverse lo schiacciano. Come dicono i compagni sudcoreani di “Prospettiva”: “i lavoratori non hanno da scegliere alcuno fra questi due regimi”!

Vogliamo infine toccare un altro punto, indotti dalla dichiarazione dei compagni della Corea del Sud quando scrivono: “La storia ha dimostrato che i due regimi differenti nella penisola coreana sono negli stessi termini sfruttatori della classe operaia”. A nostro modo di vedere non si può affermare che lo sono “negli stessi termini”. Cerchiamo di spiegarci con un esempio concreto.

kaesongPrendiamo l’esempio, non di poco conto, di Kaesong. Kaesong è una “zona industriale speciale” che si trova in territorio nordcoreano, inaugurata nel 2004 come concreto passo verso la riconciliazione nazionale e – obiettivo ultimo e supremo – la riunificazione nazionale. Vi sono impiegati oltre 50.000 proletari nordcoreani dai quali oltre un centinaio di imprese sudcoreane (e non solo, a quanto ci risulta vi sono impiantate anche imprese tedesche) estraggono una bella montagna di plusvalore. La massa dei salari annuali si aggira, dai sintetici dati che abbiamo rintracciato, sui 120 milioni di dollari: a occhio e croce un affare assai profittevole per gli industriali del Sud, così come un non trascurabile afflusso di risorse finanziarie per lo Stato “socialista” del Nord. Questa concentrazione proletaria ed enorme macchina per la spremitura di plusvalore, ove regna sovrana la legge – sopra i padroni del Sud e dei “padroni di casa” “comunisti” del Nord – di Sua Maestà il Capitale, viene a trovarsi nell’occhio del ciclone ogni qualvolta i contrasti fra i due regimi diventino incandescenti. Ora da una parte, ora dall’altra se ne minaccia il blocco. Ora da una parte, ora dall’altra si cerca di usare la gestione di questa enorme concentrazione di lavoro salariato come arma di pressione verso “il nemico”.

Ma veniamo al punto cioè al rapporto del regime “socialista” con il proletariato nordcoreano che non si dispone “negli stessi termini” dati per il regime di Seoul nel suo rapporto con “i propri” schiavi salariati. Nel 2015, ad esempio, è stato il partito nordcoreano cioè lo Stato nordcoreano a reclamare (ed ottenere!), per i lavoratori di Kaesong, aumenti salariali fino al 5%, facendo discretamente imbestialire gli industriali sudisti. I quali industriali dovendo cedere e schiumando rabbia, hanno accusato i “dittatori del nord” di non rispettare i patti stabiliti dove si vorrebbe che i salari fossero pagati direttamente dalle imprese ai lavoratori, mentre invece avviene che le imprese del Sud girano il flusso di denaro nelle casse dello Stato “socialista” del Nord che poi si incarica di pagare lavoratori. E in questo giro indebito, secondo i capitalisti schiumanti rabbia del Sud, il regime di Pyongyang ci farebbe la cresta. Un bel quadretto davvero della lotta fra diversi interessi borghesi – sopra e sulla pelle del proletariato – non c’è che dire! Il punto però è che il partito e lo Stato del Nord assumono le vesti degli “avvocati”, dei “difensori” del proletariato Nord. Sono costretti ad assumere queste vesti per prevenirne l’azione autonoma che per il regime “socialista” sarebbe disastrosa. Partito e Stato, come autentici “servitori del popolo”, sembrano dire ai proletari della Corea del Nord: “ci pensiamo noi a tutelare i vostri interessi! Mettetevi con piena fiducia nelle nostre mani”, “la battaglia per difendere i vostri legittimi diritti la facciamo noi concretamente, come si è dimostrato”. Eh! sì, certamente… la fa “lo Stato del popolo”, e senza bisogno che nemmeno un’ora di lavoro vada perduta per il bene comune della Patria e delle tasche dei salariati. E che a qualche sobillatore/sabotatore passi per la testa di – che Iddio lo fulmini in anticipo – chiamare allo sciopero, all’azione diretta gli schiavi salariati. La “lotta di classe” fatta dallo Stato “del popolo” in nome e per conto di… Insomma: che volete in più dalla vita!? Così come la lotta antimperialista condotta dallo Stato “del popolo”, con tutto ciò che comporta ed implica. Arma atomica inclusa. Programmaticamente e rigorosamente invece precluso l’utilizzo della vera arma atomica per la quale noi e i compagni di “Prospettiva” stiamo: l’arma atomica della chiamata alla sollevazione sociale oltre ogni confine, verso i compagni e i fratelli del Sud, della Cina e di tutto il sudest asiatico.

27 dicembre 2017






NOTE

Cfr. l’introduzione del Prof. Riotto al libro “L’adorato Kim Chong-il – Biografia ufficiale del leader nordcoreano, (“O barra O” edizioni). Libro davvero prezioso a cui, come il Prof. Riotto ci insegna, occorre accostarsi lasciando stare ogni facile ironia. Non abbiamo qui a che fare con dei pagliacci, seppur talora spassosi, tipo il nostro buon vecchio maoista “servire il popolo” meglio noto come “servire il pollo”. Ci ricorda il Prof. Riotto che “dietro ogni parola, dietro ogni roboante e retorica affermazione di questo libro ci sono secoli di storia, speranze perdute, una troppo a lungo agognata autonomia, rigurgiti di utopie millenaristiche, problemi sociali, soprusi e umiliazioni inflitti da potenze straniere a un Paese che ha avuto il solo torto di essere schiacciato fra giganti e in una posizione strategica vantaggiosissima”. Egli ci ricorda, fra l’altro, ancora: “riguardo poi al cosiddetto ‘culto della personalità’, tanto risibile e deprecato in Occidente, esso in Corea (ma anche in altre regioni dell’Estremo Oriente) è sempre esistito ed è la conseguenza (potrei dire secondo un principio di azione-reazione) della natura laica di ideologie come il Confucianesimo, il Taoismo e, appunto, il socialismo. In altre parole, mancando una figura divina di riferimento si divinizzava l’uomo”. Perfetto! Però ci consenta il prof. Riotto: che c’entrano il socialismo, il marxismo, col “culto della personalità”? Che c’entra il socialismo, il marxismo, con l’oscena esposizione di mummie umane nei mausolei? Si potrebbe, e si può dire continuando: che c’entrano col socialismo ad esempio la mania del gigantismo nelle costruzioni di stadi, palazzi ed altre opere pubbliche, legittimi peraltro fiori all’occhiello del regime e del popolo stesso? E via continuando... Evidentemente qui si prende per socialismo la sua perversione che né è stata fatta dalla controrivoluzione stalinista.

I moderni rapporti capitalistici e borghesi valicano ogni muraglia presuntemente impenetrabile, non vi è alcuna tana dove illudersi di poter preservare ciascuno le proprie tradizioni ecc. Citiamo da sito www.ilpost.it che riprende dal Guardian (“L’economia 'privata' della Corea del Nord”): “secondo la legge della Corea del Nord che è un regime totalitario comunista, l’attività imprenditoriale privata è ancora proibita. Tuttavia questo divieto è molto spesso poco più di una formalità e nel corso degli anni si sono sviluppati diversi espedienti per aggirare formalmente il divieto ma permettere di fatto attività economiche private. … Oggi ci sono diverse imprese sostanzialmente private, tra cui anche grosse aziende minerarie, di trasporto e raffinerie di petrolio. Chi gestisce l’impresa la deve registrare come azienda dello Stato, ma per il resto si comporta e la gestisce come farebbe un privato con la sua azienda. Secondo gli esperti tra il 30 e il 50% dell’economia nordcoreana è composta da questo settore ‘privato’. Lo sviluppo di questa strana economia privata ha fatto sì che negli ultimi anni sia nata anche una specie di nuova classe ricca, formata da imprenditori e imprenditrici che hanno una certa disponibilità finanziaria senza avere a che fare con l’apparato statale o del partito. Nei quartieri ricchi di Pyongyang sono stati aperti negli ultimi tempi dei nuovi ristoranti, frequentati per lo più dai nuovi ricchi: i prezzi dei pasti compresi tra i 15 e i 25 dollari circa sono equivalenti agli stipendi settimanali medi delle famiglie nordcoreane. Una cosa simile succede anche nel mercato immobiliare….”. Domanda: come conciliare dentro il controllo “monolitico” del dittatore gli interessi di questa parte sociale, armoniosamente insieme a quelli dei proletari di Kaesong? Può riuscire l’ideologia ufficiale dello Stato ossia il Chuch’e – versione in salsa coreana del principio di autarchia ma soprattutto di cooperazione e conciliazione di classe in nome degli interessi patriottici e del Grande Leader – a contenere l’emergere della frattura e del conflitto di classe?

A voler leggere le cose per come sono effettivamente ed onestamente dette dal regime e per bocca “dell’adorato compagno” Kim Chong-il (cfr. la biografia ufficiale di cui sopra, pag. 150) vi è fra l’altro l’ammissione, ripetiamo esplicita ed onesta, che gli arnesi del marxismo e del leninismo sono inutilizzabili ai fini della causa coreana. Sono appunto strumenti antiquati, ferrivecchi. Invece: “l’adorato Kim mise in luce l’ideologia che sarebbe stata la guida del nostro tempo, dicendo che l’ideologia del Chuch’e del Grande Leader si doveva considerare come l’unica vera guida attraverso la quale risolvere i problemi della nostra realtà rivoluzionaria e che non esisteva alcuna ideologia in grado di guidare in maniera corretta la Rivoluzione e la Costruzione, se non quella del Grande Leader”. Rendiamo sinceramente anche noi omaggio “all’adorato compagno Kim Chong-il” per questa sua esplicita e onesta dichiarazione di principio! E’ interessante notare che il filo del discorso, e del rigetto del marxismo autentico, sviluppato dai dirigenti del regime fino al loro vertice massimo è al fondo analogo a quello che ci sentiamo riproporre qui dai nostalgici dello stalinismo i quali attaccano i “marxisti occidentali” come una manica di chiacchieroni impotenti (nella migliore delle ipotesi), mentre invece lì ci si dà da fare a… costruire concretamente il socialismo. In buona sostanza: la rivoluzione internazionale del proletariato è pura fantasia. Quello che c’è di vero e concreto è – per i nostri stalinisti come per il nostro amico “adorato compagno” Kim l’interesse dello Stato “del popolo” a cui si devono collegare gli altri Stati “socialisti”, “progressisti” e via… (per una chiara ed esaustiva risposta a queste posizioni perfettamente controrivoluzionarie si veda in questo sito la risposta che abbiamo dato ad un campione nostrano del neo-stalinismo ossia il Sig. Losurdo).




DICHIARAZIONE DI “PROSPETTIVA COMUNISTA INTERNAZIONALE” (Corea del Sud)

Noi condanniamo il governo Moon Jae-In e gli USA per il dispiegamento del THAAD (sistema missilistico puntato contro la Corea del Nord, ndr). Soppressione del THAAD! Lotta contro lo Stato capitalista! Lotta contro i governi capitalisti e la minaccia di guerra imperialista!

Il 7 settembre, il governo di Moon Jae-In e gli USA hanno dispiegato in maniera coercitiva il programma THAAD a Sungju-gun Songon-ri a dispetto dell’opposizione della maggioranza dei Coreani, compresi i residenti. Il dispiegamento del THAAD in Corea del Sud non contribuisce alla risoluzione dei problemi legati all’utilizzo dell’arma nucleare da parte della Corea del Nord e alla pace nel Sud-est asiatico. E’ invece un simulacro di ricerca di sicurezza. Il THAAD non è solo un programma che accresce la minaccia di guerra da parte degli USA, è anche un piano che mette la Corea del Sud nella prima linea della guerra imperialista.

Noi ribadiamo che lo scopo dello sviluppo dell’arma nucleare in Corea del Nord è il massacro genocida della popolazione civile, in particolare della classe operaia, nonostante le dichiarazioni della Corea del Nord che la spiegano come necessità per la protezione del suo regime. Inoltre, noi non dimentichiamo mai che la sola forza che abbia mai utilizzato l’arma nucleare per massacrare indistintamente le popolazioni civili è quella dell’imperialismo americano. La storia ha mostrato che i due regimi differenti nella penisola coreana sono negli stessi termini sfruttatori della classe operaia, ne sono i peggiori nemici. I lavoratori non hanno da scegliere alcuno fra questi due.

Il montare delle tensioni nel Sud-est asiatico mostra le tendenze distruttive del capitalismo. Tuttavia, i conflitti recenti mostrano che il pericolo per l’umanità è più grave che nel periodo precedente. Questa volta, vi è un confronto crescente fra numerose forze. Gli USA, la Cina e il Giappone oltre che la Corea del Nord stanno tutti intensificando la corsa agli armamenti.

Due guerre mondiali, la guerra di Corea e le altre numerose guerre hanno annientato irrimediabilmente la classe operaia. Oggi, la classe operaia non deve lasciarsi incatenare nel circolo vizioso e mortale del capitalismo. Solo la classe operaia può salvare l’umanità dalla barbarie. A questo scopo essa deve sfuggire alle sirene del nazionalismo e del militarismo. La sola soluzione è che i lavoratori della Corea del Sud e del Nord si battano insieme contro le rispettive classi dominanti.

Il dispiegamento del THAAD da parte del governo Moon, che pretende lavorare per la denuclearizzazione della penisola coreana non contribuisce ad impedire lo sviluppo dell’arma atomica da parte del Nord, ma non farebbe che mettere altra benzina sul fuoco del confronto militare che comprende anche la competizione per l’arma atomica. La decisione di aggiungere e di dispiegare il THAAD dimostro allo stesso tempo l’ipocrisia e l’incompetenza del governo Moon che afferma di perseguire una politica di pace, un processo democratico e una diplomazia indipendente. E’ invece una espressione politica della natura di classe del governo attuale il quale è al servizio degli interessi delle classi dirigenti e imperialiste.

Contro il governo Moon Jae-In che si è macchiato di crimini parimenti mostruosi come quelli del governo Park Geun-hae in nemmeno quattro mesi dalla vittoria elettorale.

La classe operaia deve rompere con il “sogno di Moon Jae-In, che consiste nel far credere di volere spazzare via il male accumulato e riformare il regime. La classe operaia deve rifiutarsi di formare un fronte unito e di cooperare con il governo Moon. La classe operaia deve lottare contro il dispiegamento del THAAD così come contro il governo capitalista e la minaccia di guerra in Corea.

  1. Noi ci opponiamo tanto alle minacce dell’imperialismo americano e dei suoi alleati contro la Corea del Nord (minaccia di guerra, campagne di sicurezza) quanto allo sviluppo dell’arma atomica in Corea del nord.
  2. L’imperialismo americano che ha già assassinato le popolazioni civili con l’arma nucleare, e la Corea del Nord con le sue armi atomiche che sono dirette verso un’altra guerra, sono i più grandi pericoli per la classe operaia. Essa deve opporsi a tutte le armi nucleari.
  3. Noi non possiamo avere fiducia in alcuna “politica di pace” dei paesi capitalisti e imperialisti i quali a parole rivendicano la pace mentre incessantemente sviluppano la ricerca nel settore degli armamenti e le minacce di guerra nell’interesse dei loro regimi capitalisti.
  4. Noi dichiariamo che solamente la lotta internazionale della classe operaia e la rivoluzione proletaria possono mettere veramente fine alla minaccia della barbarie, della guerra imperialista e della distruzione nucleare che minacciano l’umanità sotto il regime capitalistico.
  5. Soppressione del THAAD! Lotta contro i governi capitalisti e le loro minacce di guerra imperialista al di là delle frontiere di tutti gli stati.

I lavoratori non hanno alcuna patria da difendere! Lavoratori di tutti i paesi, unitevi!

Settembre 2017


Prospettiva Comunista Internazionale (Corea del Sud)