In contemporanea con il IV atto della protesta dei gilet francesi, sabato 8 dicembre circa 1.500 gilet belgi hanno manifestato davanti al Parlamento di Bruxelles chiedendo le dimissioni del primo ministro: 400 arresti!
Qui c’è un breve video di 3.38 minuti su alcuni momenti della giornata di lotta ("Belgian protesters call for resignation of pm"). In particolare si osservi bene, e ci si ficchi per bene in testa, le scene dal minuto 2.10 del video. Lavoratori messi a terra in fila e ammanettati. Parlano in francese, in fiammingo, ma si comprende benissimo il senso: è la democrazia, è lo Stato democratico all’opera! Per giunta non di fronte ad una minaccia di rivoluzione proletaria – che non c’è e non è nemmeno dietro l’angolo – ma “solamente” per contenere e sedare una rivolta sociale di gente (la nostra gente!) che non ne può più, che ne ha, come abbiamo scritto, pieni i coglioni.
Non stiamo qui a fare tanti ulteriori discorsi per dire quello che pensiamo sul metodo democratico, complementare a quello “fascista” con o senza virgolette, di cui si serve la borghesia per mantenere e difendere il suo potere di classe ed il suo controllo politico sulla società. E’ però nostro assoluto dovere ricordare in estrema sintesi a certe mammolette “progressiste” che magari criticano “gli eccessi polizieschi” e li attribuiscono a “fazioni reazionarie” del potere, e che sopratutto paventano la “deriva autoritaria”, “il pericolo fascista” ecc. ecc. per incastrare e per castrare il proletariato in un fronte unito antifascista in difesa “della democrazia e della Costituzione”, quale sia a tal proposito la posizione del Comunismo autentico, del Comunismo di sempre: “La democrazia ha fatto il suo tempo. Le oche liberali, e a coro con esse le stesse aquile oggi ostentanti un antiparlamentarismo borghese e reazionario, strilleranno ben altrimenti quando vedranno come tratterà la democrazia una rivoluzione non da operetta. Lungi dal restaurare gli ideali su cui piangono i vari Amendola e Turati, la rivoluzione delle grandi masse proletarie di Occidente li farà assistere ad una satanica girandola di calci nel culo a Santa Democrazia, mai vergine e sempre martire. E soltanto quella si potrà chiamare Liberazione”. Firmato “Amadeo Bordiga”, da L’Unità del 16 Aprile 1924.
La questione, molto pratica e concreta, è che non dobbiamo e non vogliamo finire, come cadaveri politici dietro gli striscioni dell’ANPI ed al canto di Bella Ciao, per essere giocati ed essere massa di manovra delle frazioni “liberal-progressiste” della borghesia contro quelle “reazionarie”. (E viceversa ovviamente, come nel caso del fetente “sovranismo di sinistra”. E lasciamo stare, lasciamo stare per modo di dire, della maledetta e storica ulteriore complicazione italiana, cioè la frattura trasversale Nord/Sud in campo borghese. Questione in potenza devastante per lo Stato di Roma – della cui tenuta unitaria non ci frega un cazzo – e per la sezione italiana del Proletariato Internazionale di cui invece ci importa tutto)
Sappiamo che il caposaldo antidemocratico e antiliberale del Comunismo autentico, del Comunismo di sempre, è materia ostica se non indigeribile per tantissimi bravi compagni (molto più bravi di noi, senz’altro). Si tragga però e almeno la dura lezione che la manovra borghese ci ha impartito nel novembre del 2011!
Chiediamo ai compagni che ci seguono e leggono uno sforzo. Di non considerare pedantesco il nostro tirare fuori dalla naftalina testi (utensili, armi teoriche cioè pratiche) del 1952 che parlano di “cose” del 1848. Queste “cose” su cui illuminano questi “antichi” testi sono la materia viva oggetto della lotta politica e pratica oggi, 2019, e nell’immediato futuro innanzi a noi.
Qui di seguito ripubblichiamo un "Filo del tempo" datato appunto 1952: “La legalité nous tue”.
“La legalité
nous tue”, “La legalità ci
uccide” diceva NON il borghese reazionario ma il borghese
democratico, repubblicano (di provata fede costituzionale e
antifascista, oggi si direbbe) nel 1849. “La
legalité nous tue” si avviano a proclamare e a
tradurre nei fatti i borghesi “progressisti” e/o
“reazionari” in Francia, in Italia ed in tanti
altri paesi, oggi 2019. Vediamo di essere preparati a prenderli tutti
per le giuste corna!
1 gennaio 2019