nucleo comunista internazionalista
materiali teorici





NISCEMI: UNO SPECCHIO ELOQUENTE DI QUESTA SOCIETA’!
(CON ALCUNE CONSIDERAZIONI DI ORDINE TEORICO)



L’orrendo crimine consumatosi a Niscemi ai danni di una quattordicenne già umanamente uccisa preventivamente da questa società e dai suoi modelli “culturali” induce a qualche considerazione ulteriore su quanto, da tempo, veniamo sostenendo.

Un “branco” di ragazzotti consoni ai predetti modelli stupra prima, ed “elimina” poi (in quanto elemento di disturbo alla “normalità” del proprio vivere – da bestie –) una ragazzina con la quale si facevano i “giochi erotici” in voga, stando alla “normalità” per l’appunto degli input loro trasmessi dal presente sistema fognario. La sregolatezza denunciata dai media si appunta sulla coda conseguente di tale sistema, non sul sistema stesso. Li vogliamo in galera? Va bene, ma ci sarebbe da chiederci a chi, veramente, spetterebbe la ghigliottina.

Il papa aveva pochi giorni prima avvertito che il sesso non deve essere una droga. Avrebbe fatto meglio a dire che non deve essere una merce consumistica.

L’impulso sessuale fa parte della natura umana. Esso si manifesta ad una certa età come bisogno naturale e, come tale, irrompe “irrazionalmente” nell’individuo prima dell’incontro con l’altro. Ma questa pulsione pone concretamente l’incontro con l’altro come persona da amare, o, altrimenti, l’onanismo potrebbe costituire l’alfa e l’omega dell’esperienza sessuale dell’individuo. Come si affannano a suggerire i venditori o promotori “culturali” di “sesso virtuale” appagante (ed ... a pagamento), tipo il sinistro Espresso.

Altrettanto è certo che ciò si connette, attraverso l’atto sessuale tra una coppia, all’esigenza naturale della riproduzione della specie. La Chiesa Cattolica dice che lo scopo dell’incontro sessuale è la riproduzione; noi diciamo che certamente, dal punto di vista delle leggi di natura (sulla cui ... natura non possiamo discettare, salvo ad essere restii a considerarle un “caso”, anche se poi trasformatosi in “necessità”, alla maniera di certi scienziati “filosoficamente” dubitabili), questa finalità esiste; neghiamo, però, che l’incontro sessuale tra due esseri umani valga solo in funzione  di esso. Mano mano che l’uomo è venuto a superare lo stadio della pura e semplice animalità, il rapporto sessuale a due è diventato un fatto sociale di amore, ed è questa la ragione del loro congiungersi. La continuità della specie ne consegue, ma non è ad esso sovradeterminata come fatto esterno. “Crescete e moltiplicatevi” ci può star bene, purché si premetta: amatevi innanzitutto. Dati i progressi della scienza si può oggi “programmare” come e quando si vuole un figlio, amandosi senza per averlo (conosciamo di nostro dei cattolici ligi alla “dottrina” che lo facevano solo in funzione!). Amarsi, dunque, dal che tutto consegue, il che interessa noi e la Chiesa, in diversa ed opposta misura. Amarsi tra due (e qui fissiamo i paletti, senza “strane idee” alla Patty Pravo), anche, se del caso, senza progenie al seguito il che, pure, consideriamo un’auto–limitazione umana. 

Il rapporto sessuale consegue, naturalmente, ad una eccitazione dei sensi

Vale per noi e per le bestie. Solo che per l’uomo–Uomo e per la donna– Donna ciò non si identifica con un puro e semplice “assalto sessuale” dell’altro, ma implica tutta una serie di complicati rapporti che qualcuno potrebbe definire “spirituali”, o, diciamo noi goethianamente, di “affinità elettive”. Che lo dica anche il,  per mille altri versi esecrabile, Giuliano Ferrara non ci distrurba. Ma per noi, che aneliamo ad una società veramente umana, l’amore si riconnette ad una trasformazione profonda dei sentimenti e dei rapporti tra gli uomini che certo non possiamo separare dalla necessità di sovvertire l’intera ideologia e distruggere l’antagonismo e l’oppressione, tra le classi e i sessi, su cui si fonda l’attuale società.

Per le leggi del sistema di mercato capitalista non deve esistere l’amore, ma il consumo. E i modelli consumistici sono ferrei. L’”ideale” da comprare non è la donna (o l’uomo) con cui si possono avere le sopradette “affinità elettive”, ma degli standard fisici, esteriori, cui mirare come consumatori.

Un tot di misure corporee appetibili, in cambio, eventualmente, di un tot di spesa. L’amore, nella nostra accezione, non c’entra: c’entra l’eccitazione mercantilmente indotta relativa a detti standard. L’accoppiamento visto come consumo deve ubbidire al richiamo della “migliore merce sul mercato”. Perciò, sin da piccoli, si è educati a queste regole. (Ci viene in mente un recente spot pro–pedofili per un frullato in cui bambine ad ombelico scoperto danzanti come veline e bambini in veste di scafati play boy ammiccano al sesso; e persino molti cartoni animati o giornaletti per l’infanzia sono sulla stessa linea d’onda). Consumate, questo il messaggio, corroborato da mille e mille offerte acquistabili. Non a caso, un’infinità di adolescenti si apprestano al sesso previo consumo di merce–porno, senza di che sarebbero destinati a rimanere sessualmente a terra. Si vedano, in proposito, delle recenti inchieste sociologiche sul consumo di essa merce in età in cui, ove ci fosse vero amore, basterebbe... l’omeopatia dell’attrazione vera, umana, reciproca.

 

Non siamo in grado di sindacare sui fatti specifici di Niscemi, ma ci basta volgere attorno lo sguardo. Si fanno i “giochi erotici” tra adolescenti, come mercato comanda, e poi, se capita l’”inconveniente”, ci si chiede: “Chi di voi mi ha messa incinta?”. La pletora dei “progressisti” si affannerà a spiegare che occorre “educare” queste nuove generazioni, nel senso di insegnar loro a prendere le opportune “precauzioni” (anticoncezionali), ma nessuno si pone il problema di fondo. Lo fa la Chiesa al suo solito modo moralistico individuale e secondo regole extra–umane dettate da Dio stesso come “codice” cui attenersi in passiva e estrinseca ubbidienza, e non ci sta bene. Ma che dalla parte opposta, “laica”, si copra il merdume con chili di sabbia non ci conforta.

Vogliamo scandalizzare i nostri lettori, ma ci è d’obbligo farlo.  

Durante la campagna per le recenti elezioni è toccato alla Santanché (personaggio che nessuno potrebbe immaginare più lontano da noi), isolata in questo, dire una cosa sacrosanta rivolgendosi alle ragazze della destra presenti al comizio: “non datela”, ovvero: “non datela per ragioni di interresse materiale” (e l’ambiente del sistema cui ella si riferisce attesta chiaramente di che possa trattarsi!), e non “datela per gioco”, per consumo. (L’appello deve aver gettato uno spontaneo sconcerto tra i super–maschi della sua schiera, in quanto normalmente proclivi a “prendersela” senza troppe remore, come diritto connesso alla propria... destra “virilità”).

Il fatto è che il problema del consumismo sessuale non è slegato dall’oggetto sessuale che guarda caso, anche Niscemi dimostra, è donna. Se i giovani di entrambi i sessi sono dei liberi consumatori di merce sesso, questo non ha evidentemente le stesse conseguenze per consumatori maschi o femmine: questo è il dato che ci riconsegna questa società, dove la donna, sollecitata anche lei a liberamente consumare, resta innanzitutto oppressa come sesso e oggetto di violenza. 

Crediamo fermamente che una vera sinistra comunista avrebbe molto di più e di meglio da dire in merito, denunciando nelle condizioni sociali del mercato capitalista l’origine della privazione dell’amore e attrezzandosi ad una vera lotta contro le cause stesse del consumismo sessuale. In questo senso non chiediamo alle giovani donne d’essere “ascete”, ma di combattere contro questa società, contro la sua violenza e la sua oppressione.

Il ’68 giustamente insorse contro la repressione sessuale e ne assunse l’istanza nelle lotte per l’emancipazione delle donne, con la riscoperta sull’argomento, da parte delle avanguardie, di preziosi testi marxisti. E’ anche vero che la postulata “liberazione sessuale” si risolse, nel predominante ambiente piccolo–borghese, nel senso del permissivismo mercantile e la degenerazione (che Lenin chiamerebbe manifestazione del vecchio bordello borghese) divenne – successivamente – conclamata. Roba da “porci con le ali”: porcellini veri, ali supposte. Le esperienze “libere” (per noi dettate dittatorialmente dal mercato) avevano tutti i diritti di imporsi come “soddisfazione personale”, da liberi consumatori della merce–sesso. C’era anche chi protestava contro la “gelosia” nel nome dell’universale prostituzione di sé per una sorta di “autosoddisfacimento”con “oggetti” di “piacere”: i gadget a tal scopo sono venuti logicamente appresso. Visto che è di moda postulare che il marxismo è puro economicismo, e per di più obsoleto, sarebbe bene andare a rileggersi un po’ i testi marxisti in materia.

Noi, in quanto tutt’altro che “asceti” (generalmente ci viene detto pugnettari, nel migliore dei casi) abbiamo altro cui riferirci, ed è, ad esempio, la lezione del W. Reich ancora marxista su un’autentica liberazione sessuale in grado di permettere il libero espletamento delle pulsioni sessuali in quanto umanesimo vero: incontro d’amore, non platonico, tra due esseri che effettivamente si attraggono e si amano in quanto persone umane. Niente di rigido anche rispetto ad “obblighi” monogamici, e men che mai perché sanzionati da vincoli (statali o religiosi: bis in idem) formali. Ma amore sempre alla base del rapporto. Come scrive Marx, il rapporto uomo–donna è il supremo indice dell’umanesimo, o, a contrario, dell’anti–umanesimo, di una determinata “civiltà”. Quella capitalista induce per sua natura a fare del “partner” un oggetto legato al consumo.  Qui sta la autentica tragedia di Niscemi, replicata ovunque e comunque dappertutto, indipendentemente dagli esiti criminali del caso.

17 giugno 2008