nucleo comunista internazionalista
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da La Sinistra Proletaria, 24 dicembre 1944


la sinistra proletaria

NELLA RETE DELL’IMPERIALISMO
Il Proletariato Tedesco
e le Responsabilità della Guerra

Giacché la guerra sembra giunta alle sue fasi conclusive e il bilancio del suo epilogo a svantaggio del cosiddetto «tripartito» , almeno in Europa, in netto sfavore della Germania, la «Carta Atlantica» di buona memoria, sempre più e sempre meglio si specifica, attraverso Casa Bianca, Mosca, Teheran, nei progetti di Dumbarton Oaks.

Si odono pertanto voci sempre più marcate anche nel campo dei partiti operai e socialisti che si intonano ad una sempre più precisa responsabilità della Germania per lo scatenamento e la cannibalesca condotta della guerra. E ciò, e per quanto concerne la condanna del nazismo come fattore predominante nel gioco delle responsabilità di questa seconda guerra imperialistica, potrebbe anche apparire giustificato e quindi comprensibile, come altrettanto appare però né giustificato né comprensibile il tentativo ed il proposito dei rappresentanti delle classi lavoratrici di Inghilterra, America e Russia di coinvolgere nelle responsabilità il proletariato tedesco, quello italiano e quello giapponese.

Eppure a Londra, a Blackpool, le Trade-Unions, il Laburismo e il rappresentante dei sindacati russi, proclamano senz’altro nelle loro mozioni che la Germania è responsabile della guerra e, «dovrà pagare i danni ed indennizzare le vittime» come ugualmente «visto il largo appoggio dato dalla maggior parte del popolo tedesco alla guerra nazista, tutti indistintamente debbono essere ritenuti colpevoli» come «non deve più essere fatta distinzione fra nazisti e popolo».

A Mosca, nei discorsi ufficiali dei capi dello stato e membri del governo, non si nasconde affatto che, «dopo la disfatta della Germania essa sarà disarmata tanto economicamente quanto militarmente e politicamente», come ci fa sapere il giornalista sovietico Zarlavzki in un suo articolo su la «Pravda» del 23 novembre dove egli sostiene che «la punizione sarà severa, giusta e completa». E, «questa punizione dovrà togliere dalla testa dei tedeschi, e anche da altre teste, l’idea che i delitti commessi durante una guerra possano restare impuniti». E anche l’organizzazione internazionale delle Nazioni Unite «è stata costituita per la difesa della pace, della civiltà, della sicurezza mondiale, del trionfo dell’amore sulla oppressione fascista. E questa organizzazione deve disporre della forza necessaria per poter soffocare fin dall’embrione ogni tentativo di attirare sull’umanità nuove sventure», e per essere usata, novella Santa Alleanza, come afferma Roosevelt, non soltanto per reprimere ogni e qualsiasi aggressione, ma anche per placare eventuali agitazioni economiche e sociali nel mondo. Come del resto avviene già, in Belgio e più spiccatamente in Grecia.

Da dove si vede su quale fondo si cerca di ancorare la politica delle masse lavoratrici; quale impostazione si tenta di dare, da questi falsi capi, ai problemi, oggi come ieri, della guerra, oggi come domani, della pace; come viene concepita la solidarietà delle masse operaie, e la posizione delle classi operaie stesse di fronte alle classi borghesi imperialistiche criminali e guerrafondaie.

Nella rete dell’imperialismo, e quindi del più marcato sciovinismo, nel più egoistico nazionalismo si vuole imbrogliare ancora e sempre il proletariato di ogni paese.

Si vuole ricoprire la responsabilità dei propri governi e delle proprie borghesie; si cerca di nascondere le fondamentali verità:

    che di questa guerra come di tutte le guerre portano la colpa e le responsabilità solo le classi capitalistiche ed i governi di tutti i paesi;

    che questa è guerra imperialistica per la conquista di nuovi e più ampi mercati e la spartizione e la ripartizione delle ricchezze della terra;

    che la pace di Versaglia, come la pace futura, non fu, e si vuole che non sia, atto di giustizia e di democrazia, ma solo atto di imperio e di violenza;

    che in tutti gli stati capitalistici permangono e permarranno, e in quelli vincitori si accresceranno, gli appetiti e le velleità imperialistiche;

    che i trattati e le alleanze, attraverso gli intrighi delle diplomazie furono e saranno sempre le basi e i preliminari di nuove guerre;

    che fino a tanto resterà in vita il capitalismo, oramai decadente, permarranno gli attriti nazionali e quindi le guerre sempre più micidiali;

    che il proletariato e le masse lavoratrici di ogni paese hanno fatto e sempre faranno le spese di ogni guerra, e che soltanto la solidarietà, nei propositi e nelle azioni, del proletariato internazionale potrà, eliminando il capitalismo, instaurare la vera pace e la vera giustizia nel mondo.

Perciò noi diciamo, in contrario con i laburisti d’America e di Inghilterra e con gli stalinisti di ogni paese, che gli operai tedeschi come quelli italiani e giapponesi sono responsabili della guerra, del fascismo e del nazismo nella misura, se mai, che lo sono e lo sono stati quelli delle Nazioni Unite. E ciò per il fatto che né gli uni né gli altri hanno saputo e potuto opporsi alla guerra, alla preparazione della guerra; che gli operai americani, inglesi, francesi, ecc. non hanno potuto e saputo offrire quella necessaria solidarietà fattiva ed operante agli sforzi degli operai italiani prima e degli operai tedeschi dopo contro il fascismo ed il nazismo insorgenti e dominanti. E tutto ciò non per incapacità e per mancanza di senso classista, per l’assenza di impulsi di generosa solidarietà delle masse operaie stesse, ma per la incapacità e, peggio, per il tradimento, dei loro capi e dei loro partiti politici alleati ai dominanti imperialisti, legati a fil doppio alla loro politica nazionale.

Il nazismo e il fascismo, fenomeni imperialistici, sono fatti capitalistici e borghesi, che le masse operaie hanno incessantemente combattuto, come lo prova luminosamente il loro lungo martirologio. A confutare del resto la leggenda della responsabilità collettiva di tutto il popolo tedesco in questa guerra, ci piace riportare qualche dato, che ci fornisce di seconda mano, il compagno Silone, in un suo articolo: 600 mila anni di prigionia già nei primi tempi del nazismo; dal 1933 al 1938, 12 mila condanne a morte; nell’anno 1939: – 302.562 detenuti politici nelle carceri naziste; 2 milioni di iscritti contavano i registri della gestapo; 10 condanne a morte in media, si avevano ogni giorno nel 1942. Nel 1943, in un solo processo a Berlino si ebbero 310 condanne a morte per attività antinazista.

Con la «resa a discrezione», con la pretesa responsabilità in solido di tutti i ceti e classi sociali della Germania; con questo macchinismo di pace, in apparenza altamente moralizzante ed ispirato ad alti sensi di giustizia, si cerca e si vuole soffocare ogni slancio generoso di vera giustizia delle masse tedesche, si cerca di soffocare ogni impulso di vera e giusta vendetta degli operai contro il loro mortificante giogo, il nazismo, si vuole prevenire la logica e necessaria soluzione che le masse lavoratrici di Germania dovranno dare al loro problema, e, in stretta unità con gli altri proletari, a quello europeo.

Ai socialisti dei gruppi residuali della Seconda Internazionale che si riuniscono a Londra per la prima volta da dopo lo scoppio della guerra; ai laburisti inglesi ed americani specialmente noi diciamo: se volete veramente rendere un servizio alle classi operaie di tutto il mondo non avete altro da chiedere ed imporre alle vostre borghesie e ai vostri governi che essi lascino gli operai tedeschi, italiani ed europei liberi e padroni dei propri destini che venga fugata anche la più lontana ombra di sospetto per la responsabilità della guerra e l’accusa insussistente di correità col nazi-fascismo. Se volte veramente la pace, essa non sarà ottenuta altrimenti che con l’organizzazione degli Stati Uniti Socialisti d’Europa che soltanto le classi lavoratrici potranno instaurare.